Il comandante e la cicogna, di Silvio Soldini. Con Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Claudia Gerini, Luca Zingaretti. Maria Paiato, Michele Maganza, Shi Yang, durata 108 min. – Italia, Svizzera, Francia 2012.
In una città italiana come tante, adorna di giardini, piazze, e monumenti, si erge la statua di Garibaldi a cavallo che con uno sguardo triste e compassato, mite e austero osserva e commenta la vita che scorre sotto di lui. Osserva gli italiani e l’Italia tutta senza fare distinzione tra nord e sud, tra ricchi o poveri. Guarda l’italia: ciò che lui si era promesso di trasformare e ciò che col tempo invece è diventata. E’ deluso, amareggiato a tratti disgustato da quello che vede, gli fanno eco i busti di Leopardi e di Verdi. Una voce fuori dal coro quella del Cavalier Cazzaniga, monumento all’italiano che si è fatto da solo, affarista, senza scrupoli e senza valori sociali, l’uomo che ha raggiunto ricchezza e prestigio in virtù dei suoi traguardi economici. In questa città, non ben precisata (anche se riconoscibile) abitano i personaggi di questa storia e ognuno di loro impersona un valore, un aspetto della esistenza.
Nel cinema ci sono molti modi per raccontare una storia, per descrivere, dei sentimenti o per esprimere un’idea. In questo film, Silvio Soldini sceglie la strada del surreale e della fiaba, dove le statue parlano e pensano, un ragazzino capisce il linguaggio di una cicogna e un amabile e vivace fantasma si materializza ogni sera, tra personaggi che sembrano usciti da un fumetto e che rappresentano ognuno a suo modo, con lievi e molteplici sfaccettature una umanità pura e tenace anche se in lotta con le avversità in una società gretta, volgare e piegata ormai all’individualismo. Le scene si dissolvono con una chiusura centrale, come nei cartoon di Hanna e Barbera, in una di queste dissolvenze, si intravede proprio Soldini attraversare la strada.
“Il comandante e la cicogna è il mio film più surreale, fantasioso e divertente ma decisamente deflagrante. Ho la sensazione di vivere in un Paese melmoso fino al marcio e i miei personaggi se lo portano dentro e le loro esistenze ne sono condizionate”.”Provengo da due film molto realisti come Giorni e nuvole e Cosa voglio di più — ha affermato Soldini — e ho voluto ricominciare a guardare la vita attraverso il filtro della leggerezza. Questo film è un tentativo di uscire dal fango attraverso qualcosa di bello, poetico, fantasioso.
E il film è bello, poetico e fantasioso anche se la sceneggiatura ha alcune incongruenze. Si può avere, al termine del film, l’idea di un’opera incompiuta, che la dolce leggerezza del lieto fine e della bravura e simpatia degli attori, possano essere ciò che resta di un affresco vivace, commovente anche se imperfetto.
recensione di Costance