Il cavaliere oscuro – il ritorno, di Christopher Nolan. Con Christian Bale, Anne Hathaway, Gary Oldman, Tom Hardy, Morgan Freeman, Michael Caine, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard.Durata: 165 min, USA 2012
Bruce Wayne vive ormai da otto anni nel proprio esilio dorato. L’unico suo contatto con la realtà è il fido maggiordomo Alfred. Dalle strade della città di Gotham è quasi completamente svanita qualsiasi forma di criminalità, grazie all’operato del defunto procuratore Harvey Dent, incensato dal popolo e commemorato dalla polizia con cadenza annuale mediante una solenne cerimonia pubblica. Batman è scomparso da anni, ritenuto colpevole della morte dello stesso Dent. Il commissario James Gordon, l’unico a conoscere la verità, assolve pietosamente il compito istituzionale sfilando al fianco del Sindaco con tutto il bric-a-brac dei media a venerare il procuratore presto assurto ad eroe, perennemente in lotta con la propria coscienza giacché restio a rivelare quanto avvenuto otto anni prima, consapevole dell’impossibilità di combattere il crimine ad armi pari senza sconfinare dal campo della legalità.
Il tran tran viene interrotto dal ritrovamento di un cadavere nelle fogne, scoperto del brillante agente Blake, prima di assistere ad un sensazionale attacco alla Borsa Valori da parte di un gruppo di energumeni guidati dall’inquietante Bane, gigantesco figuro dalla voce cacofonica a causa della maschera metallica che ne ricopre parzialmente il volto. Intanto, la Wayne Enterprises rischia il fallimento per via dell’ingente investimento riguardante la realizzazione di un reattore sotterraneo in teoria in grado di provvedere in futuro al fabbisogno energetico della città, in pratica effettiva arma a doppio taglio dato l’enorme potenziale nucleare che il generatore potrebbe esprimere. A causa delle predette difficoltà finanziarie, Wayne, coinvolgendo il responsabile della costruzione del reattore Lucius Fox, decide di mostrare il progetto a Miranda Tate, sperando così che ella possa perorarne la causa in consiglio di amministrazione, evitando alla holding di finire nelle mani dello spietato broker Dagget. Un banale furto di una collana di perle all’interno della villa di Wayne, avvenuto per mano di una cameriera rivelatasi poi la ricercata criminale Selina Kyle/Catwoman, finisce per innescare un’azione/reazione che rimette in gioco Batman, costretto a tornare sulla scena per contrastare l’inafferrabile e cinico Bane. Ma Bane si rivelerà soltanto il braccio armato di un disegno assai più contorto che si svilupperà in toto, prima del colpo di scena finale.
Il terzo ed ultimo episodio della saga nolaniana di Batman (dopo Batman Begins ed Il Cavaliere Oscuro), sceneggiato assieme al fratello Jonathan, mantiene le promesse (e le premesse) dei due capitoli precedenti, seppur ricalcando abbastanza fedelmente il plot originario del fumetto favorendo con ciò il ricorso agli effetti speciali (nell’utilizzare i quali Nolan è maestro) finendo però a discapito di una certa coerenza logica. Nolan, nel concludere questa sua trilogia, doveva far “quadrare i conti”. Ed è proprio sull’impianto narrativo che il suo Cavaliere Oscuro-Il Ritorno zoppica in maniera abbastanza sorprendente. Se i richiami all’iniziale Batman Begins sono chiaramente necessari per chiudere il cerchio (lo psichiatra-giudice J. Crane, la prigione, Ra’s al Ghul), quest’ultimo capitolo, rapportato con il precedente, balbetta vistosamente. Lo spietato Bane, interpretato ottimamente da T. Hardy (e magistralmente doppiato nella versione italiana dal bravissimo Filippo Timi) incarna l’archetipo del violento fine a se stesso scoperto poi al soldo degli stessi Potenti che nelle sue massime afferma di voler combattere, spartendo poco o nulla con la filosofia noir-metropolitana del Joker. E’ pur vero che il confronto Joker/Bane resta viziato da un compromesso di fondo assai naturale, poiché nell’accostare entrambi i personaggi non può non primeggiare il compianto Heth Ledger, vero punto di forza del Cavaliere Oscuro, inducendo lo spettatore ad un’identificazione quasi psicologica con la lucida follia di un Joker/Ledger tragicamente scomparso a riprese appena terminate, incidendo umanamente sul giudizio del pubblico che difficilmente riesce a non commuoversi dinanzi all’ultima, straordinaria interpretazione dell’attore. Anche il ritorno di Catwoman convince poco: nonostante qualche colpo di scena ed i completini di pelle e borchie scure, la Hathaway (che a tratti sembra recitare per inerzia) non convince appieno, intrappolata forse in un ruolo troppo poco sfaccettato che a tratti sfiora il pretestuoso; anche il personaggio di Alfred (l’ottimo Michael Cane) sembra sotto tono, velato di un intenerimento pietistico che sembra prendere il sopravvento sulla proverbiale saggezza del maggiordomo. Eccettuando un M. Freeman mirabilmente sotto le righe ed un G. Oldman intento a fare da collante tra l’ordine costituito ed un disordine costituente, sembra evidente che le esigenze di sceneggiatura inducano il regista ad alcune scelte discutibili quanto tecnicamente riuscite: l’assalto finale all’arma bianca tra l’esercito e gli insorti prende spunto dall’impianto fantapolitico che sorregge il film, preludendo alla straordinaria scena finale in cui Nolan si scatena dando fondo al proprio repertorio, con un montaggio serrato che cuce assieme l’inseguimento al blindato che contiene il reattore, prima di una conclusione che lascia più di un dubbio, risolvendo il rebus con una trovata semplicistica (la bomba atomica portata a distanza di sicurezza) che “apre” il finale ad una duplice chiave di lettura che conclude degnamente l’opera. Menzione di merito per il lungimirante agente Blake: tolto il momento del banale “smascheramento” di Batman, è forse il personaggio più “in parte” di tutto il film (bravissimo J. Gordon-Levitt), oltre a rappresentare un incipit a venire, data la prevedibile rivelazione finale che ne svela il futuro prossimo. Dulcis in fundo, ovviamente, c’è Batman, sul quale poco si può aggiungere rispetto ai precedenti capitoli: Christian Bale è al solito eccezionale, la psicologia del personaggio forse è più complessa ed a tratti appesantita, ma la resa in definitiva non ne viene intaccata, grazie anche alla perfetta sinergia col tridente Freeman-Oldman-Caine che giustifica qualche caduta di tono mantenendo però alta la tensione emotiva, senza mai scadere in una banalità che a Nolan stesso non potrebbe appartenere.
Tra qualche intoppo ed alcune lungaggini, trovate basilari che divengono immediatamente troppo cervellotiche, la conclusione della trilogia si rivela comunque degna, se non altro per il colpo di scena nel pre-finale che svela la regia occulta celata alle spalle dei terroristi di Bane ma soprattutto per le qualità di un genio come Nolan, capace di manovrare la macchina da presa come pochi altri sfruttando appieno gli imponenti effetti speciali, “incollando” il tutto con la plastica fotografia di Wally Pfister, mescolando sapientemente gli elementi e sopperendo così alla caotica sceneggiatura, a beneficio di sequenze spettacolari che raramente si ammirano nei film-action del terzo millennio, dispiegandosi così nei 165 minuti del film senza concedere pause che allentino la tensione. Orson Welles amava ricordare che se un film dura più di due ore, l’unica cosa certa è che all’uscita dal cinema “mi duole la schiena”: non è il caso di nessuno dei film di Nolan. Men che meno, di quest’ultimo Ritorno del Cavaliere oscuro.
recensione di Fabrizio 82