Dic 172012
 

Grandi Speranze, di Mike Newell, con Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Jason Flemyng, durata 128 min. – Gran Bretagna, USA 2012.

★★★☆☆

Un misterioso benefattore offre a un ragazzino rimasto orfano la possibilità di riscattarsi dalle sue umili origini. Pip, questo il nome del giovane, usa la sua nuova posizione sociale per corteggiare la bella Estella, un’ereditiera viziata, educata ad essere glaciale e senza scrupoli, della quale lui è perdutamente innamorato sin dall’infanzia. Purtroppo la sconvolgente verità che si cela dietro alla grande fortuna ricevuta in dono scatenerà una serie di conseguenze devastanti per tutti…
Messa in scena di uno dei romanzi più noti di Charles Dickens, Grandi Speranze fu già trasposto cinematograficamente nel 1946 da David Lean che due anni dopo realizzò anche Le avventure di Oliver Twist. Il romanzo dell’Ottocento, da quello britannico a quello russo, offre al cinema grandi risorse, . Basti pensare a quante versioni televisive e cinematografiche sono state fatte dei romanzi di Jane Austen, (Ragione e Sentimento, Orgoglio e Pregiudizio, Emma) di Charles Dickens (Olivier Twist, David Copperfield, Grandi Speranze), di Lev Tolstoj (Anna Karenina, Guerra e Pace), Fëdor Dostoevskij (I fratelli Karamazov) e Gustave Flaubert (Madame Bovary).
Per scrivere e dirigere un film tratto da un testo di letteratura la si deve amare, si deve essere capaci di carpire l’essenza di un’epoca, di un linguaggio e di una storia. Nel romanzo dell’Ottocento sono presenti già tutti gli elementi di stile e di contenuto che fondano la letteratura moderna. I romanzi di Dickens hanno come caratteristica distintiva una forza critica e un sarcasmo che non fanno sconti. Sono crudi e realistici, la miseria e gli orrori delle galere, bambini costretti alla condizione di schiavi, venduti, orfani sono i temi principali dei suoi romanzi. Il bene però alla fine trionfa sempre e questo è il colpo di scena di un grande scrittore, che racconta senza edulcorare storie atroci, per poi conquistare il lettore con finali a sorpresa. Ho fatto questa lunga premessa perché penso che a questo film mancassero proprio le ombre inquietanti del mistero. Tutta la storia ruota attorno all’improvviso lascito di cui viene in possesso il protagonista: Pip e alla coorte di ambigui personaggi la cui fisiognomica è particolarmente enfatizzata e rappresenta un elemento distintivo nel romanzo di Dickens. Questo è stato colto perfettamente da Roman Polanski nella sua versione di Olivier Twist del 2005, mentre questa versione di Grandi Speranze non ha la stessa originalità. Resta fedele al testo, i personaggi sono esattamente come si immaginano leggendo il libro, i bassifondi di Londra sono caotici e sporchi come li descrive Dickens, manca, secondo me, la contrapposizione esistenziale tra il bene e il male, che crea il dramma. C’è come una romantica patinatura che va a smussare la ferocia delle condizioni di vita dei personaggi. Il film si segue con piacere, gli attori sono molto bravi e, come ho scritto, anche la scenografia è curata. La sceneggiatura, in modo particolare, ha dei dialoghi estremamente raffinati e giusti. C’è forse un’enfasi alla storia d’amore che rende a tratti il film, un melodramma un po’ ridondante che non ha nulla a che vedere con lo stile di Dickens. Mi permetto di suggerire con tutto il cuore di leggere Dickens perché è uno scrittore unico e straordinario, perché ancora oggi fa scuola e perché i suoi romanzi sanno ancora sorprendere e affascinare, molto più di un film.

Recensione di Costance

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