Regia di Jean-Marc Vallée. Con Matthew McConaughey, Jared Leto, Jennifer Garner, Denis O’Hare, Steve Zahn.
Drammatico, durata 117 min. – USA 2013
La storia è ambientata a metà anni 80 nell’America reaganiana che si appresta a fare la conoscenza del virus HIV allora circondato da disinformazione e tabù che lo relega, più che nella sfera delle malattie, in quelle della giusta punizione per chi commette atti impuri, primi tra tutti i rapporti omosessuali. Ed è una storia vera. Quella di Ron Woodrof, ruvido texano omofobo dalle abitudini sregolate e da una vita scandita da rodei, sesso compulsivo, alcool e cocaina che in maniera del tutto casuale scopre di aver contratto il virus in seguito ad un rapporto non protetto con una tossicodipendente. Lo choc iniziale parte con una rabbiosa non accettazione della realtà (all’epoca la diagnosi della sindrome equivaleva ad una condanna a morte) per poi trasformarsi in una spasmodica ricerca dei farmaci che allora venivano utilizzati in via sperimentale per le cure dei malati e che in seguito si rivelano essere ben più dannosi della malattia stessa, ma comunque spinti dalla sanità per meri interessi commerciali con il benestare della Food and Drug Administration. La presa di coscienza di ciò porta Woodrof a cercare una seconda via che troverà oltre frontiera, aiutato da un medico radiato dall’albo che continua ad esercitare in Messico e che gli permetterà di dare il via al Buyers Club, un’organizzazione che procura e distribuisce farmaci alternativi ai malati a fronte di una quota associativa. Viene aiutato in questa avventura imprenditoriale da un giovane transessuale conosciuto in corsia, Rayon, con il quale nasce un legame di profonda amicizia e che sarà la chiave di volta per cancellare definitivamente ogni forma di pregiudizio.
Basandosi su una sceneggiatura già esistente da quando il vero protagonista era ancora in vita, il regista canadese Jean Marc Vallée realizza un film che si trasforma in qualcosa che va decisamente oltre la trasposizione dei fatti. Con un montaggio serrato e una regia che, nonostante l’argomento, non cerca mai la facile commozione ma si tiene sempre in equilibrio costante tra tragedia e commedia, quest’opera si regge principalmente sulla caratterizzazione dei due protagonisti interpretati magistralmente da Jared Leto (il transessuale Rajon) e da uno strepitoso quanto inaspettato Matthew McConaughey nella parte di uno scarnificato e credibilissimo Ron Woodrof. Al di la delle forti tematiche di denuncia politiche e sociali, il perno del film è proprio la figura di quest’uomo della working class che diventa eroe suo malgrado, facendo inconsapevolmente della malattia la sua opportunità di redenzione. Il suo cinismo e la sua seppur sregolata vitalità sono il motore che lo portano ad ergersi come punto di riferimento per l’intera comunità di sieropositivi, rivendicando dapprima per sé e poi per l’intera collettività un diritto alla vita che lo vede contrapporsi in modalità del tutto creativa alla potente lobby dei farmaci e quindi all’intero sistema istituzionale americano. Anche se coadiuvato da una dottoressa che alla fine trova il coraggio per prendere le distanze dalla fallimentare sperimentazione delle cure a discapito del posto di lavoro e da altre figure amiche acquisite lungo il precorso catartico, la vera essenza del film rimane comunque il rapporto che si instaura tra Ron e Rayon, due figure borderline contrapposte e complementari, capaci di suscitare profonda empatia attraverso la loro disperata voglia di vivere e mai di sopravvivere. Una prova interpretativa che segna sicuramente un punto di non ritorno per entrambi gli attori, Leto e McConaughey, entrati a pieno diritto nel gotha del cinema, e non solo per il recente riconoscimento dell’Academy.
recensione di Claudia Giacinti