Changeling, regia di Clint Eastwood. Con Angelina Jolie, John Malkovich, Riki Lindhome, Amy Ryan, Colm Feore. Produzione: USA 2008.
Christine Collins, ragazza madre del giudizioso ma vivace Walter, un sabato di marzo del 1928 riceve una telefonata dalla compagnia telefonica presso la quale è impiegata e le viene chiesto di sostituire improvvisamente una collega malata. Confidando proprio nella maturità del piccolo, Christine si lascia convincere a lasciare il bambino di dieci anni solo in casa, preparandogli un sandwich per pranzo e promettendo di rientrare per le quattro del pomeriggio: si salutano sull’uscio di casa, senza sapere che sarà l’ultima volta che si vedranno. Al rientro dal lavoro, infatti, Christine non ritrova il figlio in casa, chiama la polizia e qui inizia il suo dramma.
La polizia non sembra voler avviare le indagini in modo serio ed efficace poiché impegnata a contrastare la campagna di denunce di corruzione e violenza scatenata dal reverendo Briegleb, che nelle sue omelie e dai microfoni di una radio locale arringa le folle evidenziando le gravi colpe delle forze dell’ordine e soprattutto dei vertici del dipartimento di Polizia di Los Angeles.
Dopo cinque lunghi mesi di angoscia, la madre riceve la tanto sospirata notizia del ritrovamento del piccolo e corre alla stazione ad accoglierlo, accompagnata dai più alti gradi del corpo di polizia, che vedono in questo lieto fine un’imperdibile occasione di recupero della propria immagine e della credibilità perduta. La madre però si accorge immediatamente che non si tratta di suo figlio, nonostante egli la cerchi di abbracciare sorridendo. Alle sue continue proteste, suffragate dalle testimonianze del dentista e della maestra di Walter, la polizia nega qualsiasi credibilità ed anzi, vedendo l’ostinazione e la determinazione della donna che intende rendere pubblica la negligenza degli agenti, arriva a decidere di internare la donna per neutralizzare il potere dirompente che la sua denuncia potrebbe avere sulla fragile facciata del dipartimento. Grazie alla tenacia ed allo spirito battagliero del reverendo Briegleb, Christine trova il sostegno per proseguire la sua lotta e non far considerare il caso chiuso.
Nella tradizione folkloristica inglese, il ‘changeling’ è il bimbo sostituito: ne parla persino Shakespeare, riferendo di Oberon che voleva per sé il bel bambino rapito dalle fate. Il film però non racconta né storie di fantasia, né di bambini scambiati da esseri soprannaturali: si tratta di una storia vera ed il ruolo delle fate viene interpretato da alcuni poliziotti violenti e corrotti che architettano questo piano per bieco tornaconto personale.
Il vecchio Clint trae ispirazione dalle cronache giudiziarie degli anni trenta per tornare su due argomenti a lui molto cari: la corruzione di alcuni settori della società civile e soprattutto il tema dell’infanzia violata.
Molto attento ai particolari, sia nei volti, nelle ambientazioni e nei costumi, il regista nella sua denuncia sugli abusi del potere riesce a commuovere il pubblico senza mai cedere alla facile compassione, appassionando gli spettatori ad una vicenda talmente unica da far fatica a credere sia realmente accaduta.
La fotografia quasi da film muto di alcuni scorci della Città degli Angeli (o meglio, dei Demoni), sembra voler accentuare non tanto la nostalgia del passato, quanto di un qualcosa di irrimediabilmente perduto.
Nulla vi è di più orribile delle violenze subite dai minori, soprattutto quando sono perpetrate sotto l’occhio distratto e corrotto delle forze dell’ordine.
Resta comunque (almeno nell’America di Eastwood) la speranza che la giustizia riesca a fare il proprio corso, chi sbaglia paghi e che i responsabili di gravi atti nei confronti proprio della cittadinanza che dovrebbero proteggere vengano comunque rimossi dal proprio incarico.
Un’ultima osservazione sugli interpreti: insieme ad un grande John Malkovich ritroviamo sicuramente il ruolo più convincente ed impegnativo della Jolie, che mette la sua immutabile espressione ed il suo sguardo impietrito al servizio del film, aiutata indubbiamente dal suo ruolo mamma nella vita reale, e soprattutto dalle splendide inquadrature con le quali la riesce a ritrarre il grande Clint (che continua a non sbagliare un film).
Recensione by Fabrizio