Ott 262015
 

Carol, di Todd Haynes . Con Cate Blanchett, Rooney Mara, Sarah Paulson, Kyle Chandler, Carrie Brownstein.
Produzione- Gran Bretagna, USA 2015 – Lucky Red, durata 118 min

★★★★☆
carolIntenso. E’ proprio il senso etimologico di questo aggettivo che a mio parere riesce meglio a descrivere la natura di “Carol”, il film che Todd Haynes ha tratto dall’omonimo romanzo, pubblicato da Patricia Highsmith nel 1952 sotto pseudonimo.
E’ infatti la tensione drammatica verso l’amore, la dignità, il rispetto di sé e delle proprie scelte che rappresenta, nel libro allora e nel film oggi, la linfa vitale del racconto.
Sin dalle prime sequenze del film appare chiaro che tra Carol e Therese sarà amore, ma non è questo l’elemento che sorprende.
E’ il senso di ineluttabilità, che inizialmente impone di rinunciare alla passione, a rendere struggente il racconto e a far comprendere poi tutto il valore della scelta di non cedere al ricatto, che invece il conformismo della pubblica morale ed i condizionamenti familiari vorrebbero imporre.
Ho avuto l’impressione che il linguaggio cinematografico scelto dal regista sia studiato per rendere al meglio questa tensione, e tenga quindi fede allo spirito del romanzo.
Hynes infatti comincia a descrivere con ampi movimenti di macchina, luoghi e tempi in cui il racconto è ambientato: siamo a New York, negli anni ’50, durante il periodo della corsa agli acquisti natalizi.
Poi, con efficace scelta dei tempi, stringe progressivamente il punto di vista per concentrarsi sull’intrigante gioco di sguardi che si innesca tra le due protagoniste: Carol, donna sofisticata e senz’altro consapevole della forte attrazione che prova e provoca nei confronti della giovane e smarrita Therese, commessa stagionale, alle prese con lo spettro di un’angosciante routine che si consuma nel reparto giocattoli del grande magazzino “Frankenberg“.
Le attrici, Cate Blanchett e Rooney Mara, hanno veramente regalato a Carol e Therese fascino, carica emotiva ed una potente espressività.
All’inizio del film si ha la sensazione che finestrini delle auto, vetrine, folla si frappongano continuamente tra le protagoniste.
Poi, poi man mano che la relazione si sviluppa, comincia quasi un gioco di eliminazione di questi “ostacoli”, che lascia libero il regista di indugiare sui primi sguardi scambiati tra le protagoniste, e poi di indagare la dimensione più intima della loro storia d’amore.
In questo senso sono carichi di suggestione i momenti in cui Heynes, ad esempio, propone attraverso la scelta di un montaggio molto efficace, l’alternarsi dell’ inquadratura su Therese, ripresa con carrellata a precedere mentre cammina in una sala affollata, e gli stacchi “in soggettiva” che stringono progressivamente sul volto di Carol.
E’ poi del tutto coerente con lo spirito della storia anche il ricorso ad una sorta di andamento ellittico della trama, attraverso il quale una delle prime scene, ripresa inizialmente in campo medio, viene poi riproposta nella seconda parte del film, stringendo sui primi piani, caricando così la medesima situazione di un’atmosfera intima, drammatica e toccante.
Ci tiene in sospeso il tema, che torna più volte nel corso del racconto filmico, del cercarsi nella straniante confusione della strada o nell’animato vociare di un bar, e questo elemento è sempre fortemente rappresentativo dell’anima della storia.
Sarà forse perché, come scrive la Highsmith, avere qualcuno da cercare tra la folla “faceva tutta la differenza del mondo”.

recensione di   DiDo

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