Gen 232014
 

Anita B., di Roberto Faenza. Con Eline Powell, Robert Sheehan, Andrea Osvart, Antonio Cupo, Nico Mirallegro; durata 88 min. – Italia, Ungheria, USA 2014

★★★½☆

Il film di Roberto Faenza, nelle sale dal 16 gennaio 2014, racconta una storia ambientata dopo l’Olocausto, un racconto dove il filo conduttore è la speranza e la voglia di ricominciare, in seguito agli orrori del nazismo. Non riesce ad avere vita facile chi voglia provare a portare sullo schermo gli argomenti legati alla Shoah, evidentemente il mondo attuale non vuole avere memoria. Uno dei personaggi del film, del resto, cerca di fare la stessa cosa: dimenticare. Si tratta di Monika, interpretata dall’attrice ungherese Andrea Osvart, zia della giovanissima protagonista Anita B., portata in scena da Eline Powell.
Quando si parla di campi di concentramento ci sono delle chiusure, hanno sottolineato il regista Roberto Faenza ed Elda Ferri, che ha prodotto il film insieme a Luigi Musini; gli esercenti pensano che il film sia ambientato ad Auschwitz e temono che non incontri i favori del pubblico. Ostacoli che i produttori indipendenti si trovano comunque ad affrontare in sede di distribuzione, in quanto le sale sono insufficienti e vengono monopolizzate da Medusa, Warner e 01.
Tratta dal romanzo di Edith Bruck, “Quanta stella c’è nel cielo”, la pellicola narra le vicende di Anita, adolescente ebrea di origine ungherese sopravvissuta ad Auschwitz, che raggiunge la zia Monika in Cecoslovacchia e che cerca la sua strada con vigore e con entusiasmo, senza dimenticare gli aspetti più dolorosi della sua vita. Conosce alcune persone che la accompagneranno in questo cammino: il disincantato e immaturo Eli, fratello di Aron, il marito di Monika; zio Jacob, musicista e figura di spicco della comunità ebraica; Sarah, la ‘traghettatrice’, figura chiave nell’organizzazione dell’esodo in Palestina; David, con cui stringe una intensa amicizia. Anita conoscerà l’amore e le delusioni, ma saprà reagire con forza, facendo leva su quello che in più occasioni si percepisce come il tema centrale del film, la difesa della vita. “Il dovere di vivere è importante, è il ritorno alla vita dopo l’abisso” ha sottolineato Moni Ovadia, attore, musicista e scrittore interprete del personaggio di ‘zio’ Jacob, alle prese con le musiche tipiche della cultura ebraica dell’Est. Esperto di lingua yiddish, parlata dagli ebrei dell’Europa orientale, Moni Ovadia in questo film ha “nuotato nel suo stagno”, per sua stessa ammissione.
Il cast è internazionale: oltre ad Eline Powell, la giovane attrice protagonista, scoperta da Dustin Hoffman nel film Quartet da lui diretto,tra gli interpreti vi sono Robert Sheehan nel ruolo di Eli, idolo delle teenager di tutto il mondo per la sua interpretazione in Misfits, serie tv inglese; Antonio Cupo, italo-canadese; la già citata Andrea Osvart, interprete di Monika; Jane Alexander, nel ruolo di Sarah, che – sebbene dotata di pistola – risulta una figura positiva, alla quale l’attrice non è abituata, come ha sottolineato sorridendo. Il film si avvale delle musiche di Paolo Buonvino e sarà distribuito in Nord America; parteciperà, inoltre, al festival di Gerusalemme il 27 gennaio. A parte qualche tratto troppo didascalico e a volte prevedibile, il film merita di essere visto, perché tratta con delicatezza e con rispetto – senza indulgere in immagini ‘forti’ pur di avere successo al botteghino – le vicende, le fatiche e la speranza della ricostruzione dopo l’evento catastrofico che ha segnato la vita di tutti, la Shoah. Argomento di solito poco, o affatto, affrontato; un vuoto, nella storia cinematografica, che il regista ha voluto colmare.

recensione di Daniela Delli Noci

  One Response to “Anita B.”

  1. Un film con una scenografia povera, con dei dialoghi scontati e con una scarsa caratterizzazione dei personaggi. Un regista dovrebbe chiedersi due volte se un libro merita davvero d’essere trasformato in un film. O comunque avrebbe dovuto limitarsi a una semplice ispirazione, per poi agire in piena autonomia.

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