American Gangster: Regia: Ridley Scott (Usa, 2007), con Denzel Washington, Russell Crowe, Josh Brolin, Chiwetel Ejiofor, Cuba Gooding Jr,, RZA.
Musiche: Marc Streitenfeld
Ridley Scott, con questo poliziesco, è tornato ai suoi grandi livelli passati, quelli di “Black Rain” e di “Chi protegge il testimone”, tanto per intendersi, tralasciando il capolavoro assoluto della sua filmografia, “Blade Runner”, capostipite dell’immaginario filmico postmoderno che ritengo irripetibile.
Con “American Gangster”, il regista ci fa fare un tuffo nel passato, l’America degli anni sessanta e settanta, che vengono descritti mirabilmente, con grande rigore espressivo, che ricorda i grandissimi Scorsese e Michael Mann, maestri del noir, prendendo lo spunto dal romanzo omonimo di Mark Jacobson.
Si narra dell’ascesa di Frank Lucas, un boss della droga nero (Denzel Washington), realmente esistito, e tuttora vivente in povertà, che, utilizzando, con la complicità delle autorità militari aerei statunitensi colmi di cadaveri che rientrano in Patria, fa pervenire dal Vietnam eroina purissima, chiamata “Blue Magic” che mette sul mercato di New York a metà prezzo, conquistandolo pressoché interamente, e diventando, nei primi anni settanta, il più importante e spietato boss di Harlem.
Il suo antagonista è Richie Roberts (Russell Crowe), poliziotto incorruttibile, che lo bracca costantemente ed alla fine riesce a catturarlo,pur mettendosi contro la stragrande maggioranza della Narcotici di New York, corrotta al punto tale da costituire una organizzazione mafiosa parallela che ricicla sul mercato la droga sequestrata.
Alla fine un patto tra i due smaschererà l’organizzazione poliziesca criminale, ed il contributo dato da Lucas a questo esito gli consentirà un grosso sconto di pena, da 70 a 15 anni.
Il film è teso, avvincente, dotato di una rara potenza drammatica; la Harlem brulicante di vita e di degrado è descritta con rigore documentaristico, nelle sue strade piene di gente che cerca di procurarsi la “dose” giornaliera. L’industria della raffinazione della droga con pochi tratti viene resa con grande efficacia, così come le drammatiche morti che genera, rappresentate con pochi e raggelanti sequenze.
Il fascinoso boss viene interpretato magistralmente da Denzel Washington, che lo tratteggia dosando sapientemente idealismo, che pure il gangster possiede in qualche forma, mutuandolo dalla figura di Martin Luther King, familismo e spietato cinismo appreso nell’adolescenza dalla dura esperienza della vita di strada. Altrettanto sapiente l’interpretazione di Russell Crowe, che conferisce all’ostinazione del poliziotto ed alla sua onestà tratti assolutamente inusuali nelle descrizioni cinematografiche.
Questo leggendario boss nero era già stato fonte d’ispirazione per vari film, come “Superfly” di Gordon Parks, negli anni settanta, che diede il via al genere “Blacksploitation” e “New Jack City”di Mario Van Peebles, all’inizio dei novanta, ma certamente questa è la pellicola più rilevante girata sull’argomento, che ha già contribuito alla “Harlem. Renaissance”, ed all’affermazione definitiva del rapper RZA, leader dei Wu Tang Clan, gruppo di “Gangsta Rap”,coinvolto in qualità di attore nel fim.
Si trae dall’opera di Ridley Scott una descrizione minuziosa ed avvincente dell’America degli anni del Vietnam, e delle sue numerose ed affascinanti contraddizioni, come raramente il cinema ha saputo offrire, persino in film più dichiaratamente “politici”. Molto americana è, infine, l’ostinazione del poliziotto Richie, che, pur devastato negli affetti familiari, segue un suo percorso individuale di rigore ed onestà, riuscendo alla fine a far valere le ragioni della giustizia in un contesto di devastante corruzione.
Recensione by Dark Rider
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