L’occasione era quella super, nel 2015 sono scattati i 25 anni dei Frames, una delle band piu amate e seguite in terra irlandese, e non solo, una band che nell’ultimo tempo è stata “accantonata” per il viaggio solista di Glen Hansard (di cui tanto ho scritto qua su Slowcult) specialmente dopo il progetto “Swell Season, il film “Once” e l’Academy Awards per “Falling Slowly” come migliore canzone originale. Era un pò inevitabile che Glen spiccasse il volo a suo nome, d’altronde storicamente aveva alternato gigs con i Frames alle sue soliste. Ma i Frames anche nel variare delle formazioni erano sempre rimasti al suo fianco come band.
E anche molte canzoni del film “Once” provengono poi dall’ultimo lavoro in studio dei Frames “The Cost”. Dunque un infinito gioco di rimandi in questi 25 anni.
Ed il problema principale di questa nuova proiezione romana riguarda proprio la fotografia, o meglio i colori che pervadono le sequenze di Suspiria. Già, perché la principale pecca è rappresentata proprio da una pessima resa della pellicola, probabilmente imputabile al proiettore piuttosto che alla “pizza” e che restituisce un negativo fastidiosamente virato sul verde,…..
Nella semioscurità del tempio, illuminato solamente da flebili candele, i due musicisti hanno dato vita ad una performance straniante, dolcemente evocativa, un flusso di note, di suoni, e di vocalità che ricordano i canti devozionali indiani o pakistani, come il qawwali, o quelli dei dervishi, il tutto in simbiosi perfetta con i momenti del silenzio, che contribuivano a creare un’atmosfera di rara serenità….
Tocca agli ALt J aprire le danze dell’estate rock romana a Capannelle, nell’ormai famosa rassegna Rock in Roma che ogni estate porta a Roma la crema del rock e della dance mondiale.
E Roma risponde alla grande accogliendo entusiasticamente gli ALt J che con soli 2 album si sono ritagliati uno spazio molto importante con la loro miscela di suoni minimali, atmosfere elettroniche e grandi melodie. Certo, conoscendo gli ALt J li vedresti più a loro agio in un club piuttosto che in una distesa come Capannelle, con tanto di mega schermi con interessanti giochi grafici.
Ma quando salgono sul palco i nove dell’Iowa la musica (è proprio il caso di dirlo) cambia immediatamente: con le consuete tute da carcerato abbinate alle maschere d’ordinanza, la voce di Corey Taylor rompe gli indugi ed immediatamente infiamma il pubblico presente (non moltissimo, per la cronaca) con l’attacco di XIX seguito dall’infuocata Sarcastrophe