Come già facilmente evincibile dal trailer, il film si muove su due binari paralleli, narrando la storia originale del Piccolo Principe e al contempo presentandone un’altra, quella di Prodigy, una bambina con una madre che incarna la tipica donna in carriera, che vuole trasformare la figlia in una donna diligente ed organizzata che non spreca un secondo del tempo che ha a disposizione
Quando si parla di commedia demenziale, sicuramente la memoria cinefila rimembra subito un film apripista del genere come Animal House (National Lampoon’s Animal House, 1978) di John Landis. Dalla fine degli anni ’70 ad oggi non sono di certo mancati numerosi (se non numerosissimi) tentativi di replicare – in ogni parte del globo e in ogni tipo di salsa – il “fascino” del cult movie di Landis. Tuttavia i risultati non sono stati sempre ottimali (eccezion fatta per i tentativi di replica in stile british come quello di Hot Fuzz [id., 2007] di Edward Wright), relegando la commedia demenziale in film-fotocopia, ridondanti di cattivo gusto e di humour forzato incapace per davvero di far ridere di gusto.
…momenti di altissima cinematografia che fanno di Youth un’opera che apre al futuro senza ignorare il passato seppur doloroso esso sia stato, scandagliando a fondo le coscienze dei propri protagonisti e resistendo alla tentazione di sprofondare nel “troppo conciliante”, una sorta di capitolo a sé stante ma in qualche modo integrativo del precedente La Grande Bellezza..
L’Autore accetta la sfida e realizza un’opera dark sontuosa e visionaria, in cui tre storie si intrecciano tra di loro, come un fiume in piena che travalica il cinema di genere per diventare un affresco cupo e suggestivo in cui viene raffigurato l’animo umano, le sue angosce, le sue aspirazioni, la sua crudeltà.