Senza mai essere presuntuosa e, così, mirare a quell’Olimpo dei capolavori cinematografici, Domino rimane un’opera (nonostante i trenta minuti di tagli subiti nel montaggio finale, le difficoltà con la produzione danese e un battage pubblicitario decisamente poco consono per un professionista come Brian De Palma) complessivamente di buona qualità-
Avvincente e senza neanche un attimo di noia nei momenti più placidi e introspettivi, Triple Frontier è la prova della maestria e del talento di J.C. Chandor il quale, in passato, è riuscito a deliziare lo spettatore con i già citati A Most Violent Year e All Is Lost e che qui, avendo virato verso un genere a lui nuovo, dimostra di come sia possibile portare a compimento determinate sfide cinematografiche.
Tra le mura domestiche – (apparentemente) al sicuro dall’esterno – Malorie e il resto della sua “famiglia” improvvisata mettono in piedi il fortino di tanto cinema, horror e non, di sopravvivenza. E qui non manca di certo l’imprinting filmico e cinefilo del grande Maestro John Carpenter, il maggior esperto di lotte tra assediati e assedianti.
Quella posta in essere nella storia di Lontano da qui è la disillusione di una vita migliore, priva del grigiore della ripetitività e dal germe del rammarico che si scontra, inevitabilmente, con la dura certezza che nel mondo di oggi esiste così tanta bellezza ma, il vero, arduo problema è saperla vedere e coglierla nel momento giusto,