Francesco Grano ha rivisto per Slowcult il DVD del film di David Fincher, tratto dall’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk
Quando si parla di commedia demenziale, sicuramente la memoria cinefila rimembra subito un film apripista del genere come Animal House (National Lampoon’s Animal House, 1978) di John Landis. Dalla fine degli anni ’70 ad oggi non sono di certo mancati numerosi (se non numerosissimi) tentativi di replicare – in ogni parte del globo e in ogni tipo di salsa – il “fascino” del cult movie di Landis. Tuttavia i risultati non sono stati sempre ottimali (eccezion fatta per i tentativi di replica in stile british come quello di Hot Fuzz [id., 2007] di Edward Wright), relegando la commedia demenziale in film-fotocopia, ridondanti di cattivo gusto e di humour forzato incapace per davvero di far ridere di gusto.
In “Frankenweenie” possiamo ritrovare le stesse ambientazioni gotiche che Burton utilizza nella maggior parte dei suoi film – per citarne qualcuno “Edward mani di forbice” e “Big Fish” – e decide di utilizzare il bianco e nero in tutta la pellicola per enfatizzare l’ambientazione e la storia, per rendere il tutto più ‘dark’, fatta eccezione del titolo iniziale che al contrario è di un verde vivido.
Tratta dal bel romanzo autobiografico di Gaia Rayneri, quest’opera prima di Giuseppe Bonito, già passata con successo nella rassegna “Alice nella Città” nell’ultimo Roma Film Festival, ricevendone il premio speciale della Giuria, ma presentata anche in numerosi festival internazionali, ottenendo notevoli riconoscimenti, colpisce per la sua profondità e capacità di introspezione psicologica
Serata estiva romana dal sapore cult, quella tenutasi alla Città dell’Altra Economia (ex Villaggio Globale), alle porte di Testaccio e della movida notturna capitolina. L’evento in questione è, per certi versi, imperdibile: proiezione pubblica di Profondo Rosso con commento musicale dei Goblin… dal vivo! Per dirla tutta, i Goblin in realtà sono rappresentati dal solo Claudio Simonetti, unico membro originario oggi accompagnato dai Daemonia, alfieri della svolta dark-metal intrapresa dal tastierista da un decennio a questa parte.