Roma, Casino dei Principi – Villa Torlonia, fino al 18 Novembre 2012
Roma accoglie ed omaggia uno dei suoi figli più illustri del XX secolo, a dieci anni dalla sua scomparsa.
Una mostra non antologica, ma riassuntiva e sufficientemente esaustiva nel raccogliere l’intero percorso artistico del maestro Vespignani è quella visitabile a Villa Torlonia.
50 opere esposte, suddivise nei periodi (i ‘”cicli”) nei quali si è sviluppata la sua complessa ed articolata carriera artistica.
La prima parte della mostra raduna opere risalenti al secondo dopoguerra: un costante e continuo ispirarsi nel riprodurre le periferie romane in trasformazione, da Portonaccio al Gazometro alle prostitute di borgata, passando per binari e stazioni. Immagini scarne, essenziali ma particolarmente suggestive e rappresentative degli umori e delle atmosfere di quegli anni di ricostruzione.
Macerie e cantieri, insediamenti industriali che violentavano le campagne, una vitalità condivisa ma anche analizzata meticolosamente, ad identificarne le insidie ed i pericoli del progresso e della marginalizzazione dell’individuo. Gli anni cinquanta sono poi caratterizzati da un grande coinvolgimento politico insieme ad altri intellettuali dell’epoca con i quali fonda le rivista “Città aperta”, periodo che si conclude con l’abbandono del PCI dopo l’invasione sovietica in Ungheria.
Si torna quindi a ritrarre le periferie, alternandole ad immagini della Via Veneto agli albori della Dolce Vita. Si parla per questo periodo di pittura materica ed informale.
Non si pensi però ad una pittura meramente paesaggistica: da sempre Vespignani esprime la propria poetica con ritratti di volti e corpi umani che se inizialmente sembrano omaggiare Egon Schiele, sembrano poi avvicinarsi ad atmosfere, colori ed ‘inquadrature’ accostabili a Bacon; il tutto comunque con uno stile unico ed inconfondibile, una specie di marchio di fabbrica dell’artista.
Abbiamo inizialmente parlato di ‘cicli’, ovvero insiemi di opere con un filo conduttore che le unisce: a partire dalla seconda metà degli anni sessanta questa suddivisione appare più nitida, con titoli che contraddistinguono queste fasi ben definite: ecco quindi l”imbarco per Citera’, ispirato ad Antoine Watteau, in cui l’artista vuole rappresentare il tramonto degli ideali giovanili della sua generazione, che non riuscì a realizzare gli ideali di rinascita e trasformazione legati alla ricostruzione del nostro paese..
I successivi cicli sono presenti nelle ultime due sale del Casino dei Principi che ospita la mostra: tra essi abbiamo apprezzato in particolare le opere raccolte sotto il titolo ‘Manhattan Transfer’, nome di una personale di fine novecento che venne ospitata nel Palazzo delle Esposizioni di Via Nazionale.
Un’altra più recente mostra, allestita a Chieti ad un anno dalla scomparsa di Vespignani ed altrettanto ricca e significativa, aveva come titolo ‘La fisionomia dell’esistente’: ebbene questo sembra davvero il modo più corretto e pertinente per descrivere l’opera omnia dell’artista romano e l’insieme di opere raccolte nella mostra di Villa Torlonia. Cinquant’anni di storia romana ed italiana, visti attraverso lo sguardo lucido, analitico, spesso spietato seppur sanguigno ed appassionato di uno dei più importanti artisti italiani del novecento.
Recensione di Fabrizio Forno