Roma, Palazzo delle Esposizioni – 11 ottobre ’11 > 8 gennaio ‘12
La stagione espositiva del Palazzo delle Esposizioni si apre con una grande mostra di particolare interesse che presenta le tele degli artisti dei Realismi Socialisti Sovietici insieme all’opera, soprattutto fotografica, di Alexandr Rodcenko uno dei massimi esponenti dell’avanguardia russa.
Il momento storico è particolarmente favorevole alla lettura della mostra che nella parte pittorica propone la rivisitazione del periodo sovietico compreso tra gli anni 20 ai 70 con l’ausilio di ben 66 tele di grande formato, distribuite in ordine cronologico all’interno di 7 differenti gallerie. Sin dal titolo al plurale è evidente la chiave di lettura che vuole evidenziare come la propaganda di partito, attuata anche attraverso la fruizione dell’arte al servizio dell’ideologia, non riesce ad imbrigliare le correnti in un unico blocco compatto ma come, al contrario, prendono vita una grande varietà di stili e di approcci concettuali differenti. Ciò avviene sia a causa del lungo periodo cronologico lungo il quale si sviluppa la corrente, sia per la vastità territoriale entro i confini della quale si sviluppa.
Percorrendo il periodo che va dalla fine della guerra civile fino all’apertura dell’URSS all’occidente assistiamo ad una duplice rappresentazione, che si divide tra gesta di storia nazionale e momenti di vita vissuta, dove è sempre il popolo il soggetto delle tele, sia quando celebrato nelle grandi scene corali che esaltano i fasti del Regime, sia quando ritratto in situazioni più intime. Squarci di vita politica e vita privata che spesso si sovrappongono, come nel bellissimo quanto inquietante “Invalidi di Guerra” di Pimenov dove un’umanità lacerata e senza speranza, piegata al servizio dei deliri di potere, ci inchioda davanti alla tela che vibra tutta la sua disperazione.
Ci troviamo al cospetto di opere di artisti già noti in occidente, quali Deineka e Malevic, affiancati da tanti nomi sinora quasi se non del tutto sconosciuti per una rassegna unica e completa su questo tema mai presentata al di fuori dell’Unone Sovietica. Una varietà impressionante di rimandi stilistici che passano da Chagall a Kandinskj agli influssi del cubismo e del futurismo, a ritratti collegabili direttamente alle icone bizantine, quale conferma delle differenti chiavi di lettura e influssi personali che hanno portato i vari artisti a percorrere strade differenti pur partendo da un’intento condiviso.
La splendida mostra è inoltre arricchita dalla presenza della retrospettiva su uno dei massimi esponenti dell’avanguardia russa, Alexandr Rodcenko, intellettuale artista polivalente la cui opera interessa i campi della pittura, grafica, design, teatro, cinema e fotografia. Ed è proprio il lavoro fotografico svolto nell’arco di tempo compreso tra il 1924 e il 1954 che viene presentato in mostra con circa 300 scatti e composizioni. L’obiettivo di Rodcenko non si limita a rappresentare la realtà, ma a trasporre nella fotografia l’ideologia costruttivista dando ai soggetti un approccio non solo figurativo ma soprattutto intelletuale, con il risultato di ottenere rappresentazioni assolutamente inedite e sperimentali. Geometrie diagonali, sfocati progressivi, fotomontaggi avanguardistici, danno alla sua fotografia una visione senza precedenti, gettando molte delle basi per la concezione moderna di questo mezzo espressivo. Tutti i soggetti rappresentati, siano essi edifici, ingranaggi di fabbrica, manifestazioni sportive o ritratti, assumono una connotazione fortemente visionaria e innovativa a tal punto da entrare in conflitto con i principi estetici del Realismo Socialista al quale però verso la fine degli anni trenta Rodcenko cercò di riavvicinarsi, senza comunque rinunciare mai del tutto alla sua originalità creativa.
Claudia Giacinti