Feb 052015
 

American Chronicles: The Art of Norman Rockwell. Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra – Dall’11 novembre 2014 all’8 febbraio 2015

★★★★☆

40129-864-american-chronicles-the-art-of-norman-rockwell-palazzo-sciarra-rm--Mostra SciarraNorman Rockwell è stato indubbiamente l’illustratore statunitense più importante del XX secolo. Un’America vintage e nostalgica, permeata di realismo e positività, è stata riprodotta nelle sue opere per un arco temporale che copre mezzo secolo di storia. Le sue immagini rassicuranti raccontano di gente comune ritratta in situazioni quotidiane: l’imbarazzo e la vivacità dell’infanzia, le esasperazioni e gli affetti della vita familiare, ma anche la politica e la guerra, ed occasionalmente anche i lati più oscuri della vita americana come il razzismo e l’apartheid. Il suo particolare genio lo ha portato a creare nelle sue opere una sorta di empatia tra l’osservatore e il soggetto, facendo in modo che le persone si identificassero con il personaggio o la situazione rappresentati. La sua visione dell’America è diventata così una visione collettiva di milioni di persone.
La retrospettiva “American Chronichles: The Art of Norman Rockwell”, a cura di Danilo Eccher (direttore della GAM di Torino) e Stephanie Plunkett (Chief Curator del Norman Rockwell Museum), visibile fino all’8 febbraio a Palazzo Sciarra, ha portato per la prima volta in Italia tutte le copertine originali realizzate dall’artista per il magazine “The Saturday Evening Post” nel lungo sodalizio professionale che legò l’artista a questa rivista, negli anni compresi dal 1916 al 1963.

La mostra si articola in 5 norman-rockwell-the-dugout1sezioni ed è composta da oltre 100 opere, il cui corpo centrale è rappresentato appunto dalle 323 copertine che sono delle vere e proprie finestre sul mondo di quegli anni. Ad aprire l’esposizione la prima sala dedicata alla nascita degli Stati Uniti con figure storiche e fantastiche della tradizione a stelle e strisce, con tanto di albero genealogico che va dai nativi, ai pirati, ai pionieri, insomma tutto il melting pot di cui l’America è composta. Nei due corridoi seguenti trova spazio invece l’infinita carrellata di copertine del Post che si dipanano come un susseguirsi di fotogrammi per raccontarci il film della storia americana del Novecento nello spazio temporale che va dagli anni dieci ai settanta, dove protagonisti assoluti sono la quotidianità della famiglia e dell’uomo comune. Spesso i soggetti sono bambini, che sembrano usciti da un libro di Dickens (scrittore che molta influenza ebbe nella formazione del giovane Rockwell) per approdare in un contesto carico di speranze ed ottimismo. I dettagli che arricchiscono le opere sono ricchi e studiati meticolosamente; questo conferisce alle illustrazioni oggettività e contestualizzazione, seppur senza penalizzare mai l’armonia dell’insieme. Ampio interesse suscitano anche le sale seguenti, con le riproduzioni originali di alcune delle illustrazioni su grandi tele ad olio, gli schizzi preparatori, le fotografie con le quali l’artista costruiva la scena da ritrarre. Soggetti raffigurati con un realismo carico di poesia in un contesto che, pur non celando le difficoltà, guarda al futuro con ottimismo portando avanti il sogno americano.

rockwell_the-problem-we-all-live-withUn suggerimento è d’obbligo: all’ingresso munitevi della preziosa audioguida (peraltro gratuita) realizzata prevalentemente con i contributi del figlio minore dell’artista. È carica di aneddoti e curiosità ed inoltre offre una spiegazione esaustiva su alcune vicende ritratte che, non facendo parte della nostra cultura, non potremmo altrimenti cogliere. Le opere di questo illustratore hanno spesso preceduto la sua fama, rimanendo ancora oggi così popolari come lo erano nei decenni passati. Sono infatti sicura che, anche se il nome di Norman Rockwell vi suona a tutt’oggi sconosciuto, con buona probabilità avrete già visto in precedenza uno dei suoi lavori.

Claudia Giacinti

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