Roma, Galleria Borghese, fino al 24 gennaio 2010.
Distanti come epoca ma uniti da una grande affinità, interpreti del loro tempo al di là dell’innovazione tecnica, Caravaggio e Francis Bacon vengono celebrati con una importante mostra alla galleria Borghese in occasione del IV centenario della morte del primo e del centenario della nascita del secondo. Con quattordici capolavori del maestro barocco, di cui sei parte permanente della collezione Borghese ai quali si affiancano alcune opere provenienti dai più importanti musei del mondo come il Metropolitan di New York, il lavoro di Caravaggio viene messo a confronto con quello dell’artista Dublinese in un percorso senza legami storici né tantomeno stilistici. In Bacon infatti, seppur attratto dalla classicità, non troviamo riferimenti che rimandano direttamente alla pittura di Caravaggio; piuttosto a Michelangelo, Velasquez (suo il ritratto originale di Papa Innocenzo X, che diverrà per Bacon fonte di ispirazione, al limite dell’ossessione) Van Gogh e Rembrandt. Ma sempre in una modalità che coglie l’essenza viva delle cose, privilegiando l’emozione al figurativo. Ed è proprio questo il punto di raccordo tra i due. Artisticamente attivo a cavallo tra il 500 e il 600, nel momento di passaggio in cui la storia porta l’uomo a liberarsi sempre più dalle spiegazioni teologiche che fino ad allora lo avevano aiutato a tenere a bada le angosce interiori, Caravaggio si contrappone all’arte manierista di Michelangelo e torna ad un approccio naturalista. Oltre ad una raffigurazione (sin troppo) terrena delle figure sacre, la luce squarcia le tenebre e fa emergere le forze, le emozioni, le quali allo stesso tempo spaventano e attraggono l’essere umano. Questa continua tensione caratterizzerà la sua arte così come la sua stessa vita ripetutamente segnata da eventi forti e drammatici che lo porteranno ad essere considerato, non a caso, il capostipite degli “artisti maledetti”. Una definizione che calza a pennello anche per Francis Bacon, interprete del 900 più di tutti gli altri. Con una vita piena di esperienze tragiche, una madre anaffettiva, un padre che lo ripudia da adolescente, nel momento stesso in cui scopre la sua omosessualità (che segnerà la sua vita nel bene e nel male), un confronto nelle retrovie durante la guerra, a stretto contatto con i feriti, la sofferenza ed il dolore, trae da queste esperienze un’energia creativa dirompente che riversa nella sua arte. L’effetto che viene percepito dinnanzi ad un lavoro di Bacon è quello di un vero e proprio schiaffo, un disagio fisico, una sensazione forte alla quale non si accede con la razionalità ma con i sensi, con l’istinto. La figura, quasi sempre rappresentata in posture volutamente innaturali, è destrutturata (in questo c’è un chiaro riferimento a Picasso, con cui l’artista è venuto a contatto) e soprattutto l’uso dei colori la rende vera e propria “carne da macello” ma non intesa come morte, anzi, inquietamente viva e sofferente.
Entrambi ripudiano l’uso del colore inteso come realistica rappresentazione figurativa, ma perseguono con le loro tecniche una ricerca introspettiva, volta a rappresentare l’essenza stessa dell’essere umano. A tal proposito riporto una citazione dello stesso Bacon che racchiude in maniera esemplare il concetto di cui sopra:
“Penso che l’arte sia un’ossessione per la vita e, dato che siamo esseri umani, la nostra più grande ossessione è quella per noi stessi”.
La mostra non propone un percorso predefinito, proprio per dare la possibilità di spaziare liberamente, cercando di stimolare una chiave di lettura personale tra il visitatore e i due artisti.
Purtroppo la Galleria Borghese, per la grande varietà di opere già insite al suo interno, non offre uno spazio fruibile alla giusta causa cui questa esposizione avrebbe diritto. Inoltre il tempo vincolato (2 ore tassative!) non è sufficiente neppure per immergersi nella lettura di entrambi gli artisti come meriterebbero. Per questo motivo, avendo avuto il privilegio di partecipare ad una visita per addetti ai lavori guidata da Paola Bargigli, persona di rara competenza e professionalità, si è preferito approfondire di più la parte dedicata a Bacon a discapito del ben più noto Caravaggio, le cui opere sono per la maggior parte recuperabili nella prossima grande mostra a lui dedicata in allestimento alle scuderie del Quirinale.
Claudia Giacinti
CARAVAGGIO
Autoritratto come Bacco – Sala VIII
Conversione di San Paolo – Ingresso
David con la testa di Golia – Sala XIV
Giuditta che taglia la testa di Oloferne – Sala XIV
La negazione di Pietro – Sala XIV
Maddalena penitente – Sala I
Madonna dei Palafrenieri – Sala XIV
Madonna di Loreto – Sala XIV
Martirio di Sant’Orsola – Sala XIV
Ragazzo con canestro di frutta – Sala VIII
Resurrezione di Lazzaro – Ingresso
Ritratto di Antonio Martelli, Cavaliere di Malta – Sala VIII
San Gerolamo scrivente – Sala XIV
San Giovanni Battista – Sala XI
BACON
Due figure – Sala III
Figura sdraiata – Ingresso
Quadro – Sala IV
Ritratto di Isabel Rawsthorne – Sala XIV
Studi dal corpo umano – Sala I
Studio da un ritratto di Papa Innocenzo X – Sala XIV
Studio di George Dyer – Sala XVI
Studio per ritratto III (dal calco della testa di William Blake) – Sala VIII
Studio per ritratto Luglio 1971 – Sala VIII
Studio per ritratto di Michael Leirs – Sala bursaegitimsen.org masturbation web cams VIII
Studio per un ritratto di Van new music albums and singles Gogh VI – Sala VI
Testa VI – Sala VIII
Tre studi di Lucian Freud – Sala XIV
Tre studi per autoritratto – Sala VIII
Tre studi per ritratto – Sala VIII
Trittico Agosto 1972 – Ingresso
Trittico ispirato dall’ Orestea di Eschilo – Ingresso