Massive Attack – Ippodromo delle Capannelle (RomaRock festival) – 18/07/2008
Vado al concerto dei Massive Attack assolutamente da profano, consapevole di trovarmi davanti ad una band da rispettare, ma poco preparato (avevo ascoltato un paio di volte Mezzanine), e con una cultura musicale molto lontana dal genere di musica che il gruppo di Bristol ci regala.
Torno dal concerto dei Massive Attack innamorato di un gruppo che avevo colpevolmente trascurato, emozionante e innovativo come ce ne sono davvero pochi in circolazione. Va da sé che ho provveduto a colmare le mie lacune dal giorno dopo il concerto.
In un ippodromo delle Capannelle pieno di gente, anche se forse un po’ troppo grande e quindi dispersivo, la band sale sul palco intorno alle 22.30 in formazione decisamente rock: basso, chitarra, tastiere/basi/elettronica varia, e soprattutto due batterie. Oltre a loro si alterneranno sul palco cinque voci: la potentissima voce nera di Yolanda Quarty, quella più dolce di Stephanie Dosen, il personalissimo timbro del giamaicano Horace Andy, e ovviamente quelle dei due padroni di casa, i due membri ufficiali dei Massive Attack 3D (Robert Del Naja) e Daddy G (Grant Marshall).
Il suono è perfetto, e rende giustizia all’altrettanto perfetta esecuzione della band. Gli strumenti e l’elettronica si compensano e si intrecciano con grande classe, senza il minimo eccesso, e con ogni dettaglio al posto giusto. In particolare la chitarra ha un ruolo di primo piano, ed è il suo contributo a dare un taglio molto rock agli arrangiamenti.
Ciliegina sulla torta un light show pazzesco: un crescendo di trovate esaltanti, canzone dopo canzone, a creare insieme alla musica un’atmosfera ipnotica, scura, sensuale.
I Massive Attack stanno portando in tour molti brani dell’album che pubblicheranno all’inizio del prossimo anno, e che vede il ritorno di Daddy G (che non aveva partecipato alle registrazioni di 100th Window, album completamente trascurato in scaletta). A fine concerto se ne conteranno sette, e c’è da giurare che il nuovo album sarà molto interessante. Fra queste svettano sulle altre, comunque davvero notevoli, la psichedelia di “16 Seeter”, cantata da Horace Andy, e la melodia di “All I Want”, cantata da Yolanda Quarty in apertura del concerto.
Dei vecchi album viene privilegiato il capolavoro Mezzanine: ne vengono estratte “Risingson”, con l’inconfondibile rap sussurrato di 3D; la celestiale “Teardrop”, con Stephanie Dosen a fare egregiamente le veci di Liz Fraser dei Cocteau Twins che aveva cantato la famosissima versione originale; “Mezzanine”, ritmata e sinistra; la cattivissima “Inertia Creeps”, forse il momento più alto del concerto, mentre sullo schermo alle spalle del gruppo scorrevano notizie d’agenzia in italiano sul gossip estivo (amenità tipo “Alba Parietti in topless a Formentera”), a nascondere cose inquietanti come “Alemanno: evacuare i campi rom”, e quindi ci veniva posta la domanda “qual è il tuo verdetto?”; infine la bellissima “Angel”, massimo momento di epressione della voce di Horace Andy, proposta nei bis.
Andando più indietro di Mezzanine, vengono pescate da Blue Lines le bellissime “Unfinished Sympathy” e “Safe From Harm”, quest’ultima corredata sullo schermo da importanti citazioni, ancora in italiano, sulla democrazia, l’uguaglianza e i diritti. I Massive Attack non nascondono il loro pensiero politico, e 3D dedica il concerto a Roberto Saviano (“a great man”) e Matteo Garrone, rispettivamente autori del libro Gomorra e del film da esso tratto, al quale i Massive Attack hanno contribuito musicandone i titoli di coda.
Il concerto e lo stato di trance in cui lo abbiamo seguito si chiudono con l’incedere reggae di “Karmacoma”, dal secondo album Protection, splendido duetto tra 3D e la voce cavernosa di Daddy G (“…Karmacoma, Jamaica and Roma…”). Se proprio dobbiamo rimproverare qualcosa ai Massive Attack, diciamo che avrebbero potuto suonare qualcosa dal bellissimo 100th Window, e che il concerto è stato talmente bello che ci è sembrato brevissimo (siamo intorno ai 90 minuti), ma credeteci, sono davvero dettagli a cui non si può pensare dopo un concerto del genere.
Grande musica, dolce, forte, ipnotica, politica, contemporanea, inquietante, ma sempre grande musica.
Live report e foto di Andrea Carletti
SCALETTA:
1. All I Want
2. Marooned
3. Risingson
4. Teardrop
5. Mezzanine
6. 16 Seeter
7. Kingpin
8. Harpsichord
9. Red Light Means Go
10. Inertia Creeps
11. Safe From Harm
12. Marrakesh
Bis:
13. Angel
14. Unfinished Sympathy
15. Dobro
16. Karmacoma
[…] di Robert Del Naja), senza il contributo di Daddy G (nome d’arte di Grant Marshall). Oggi Daddy G è rientrato nel gruppo e ha partecipato alla produzione di queste dieci tracce che, come tutti i dischi dei Massive […]