REM, Perugia 20 luglio 2008, Arena Santa Giuliana
La 35ma edizione di Umbria Jazz si chiude in maniera inusuale con l’esibizione del terzetto americano. Il pensiero va alla strategia commerciale della scelta, ma visto il tutto esaurito e la grande qualità dello show, le ombre si dipanano in un attimo. Fin dal supporting act degli Editors si capisce che sarà grande serata. Una strepitosa acustica ed un pubblico caldo fanno in modo che anche il quartetto inglese abbia la sua dose di applausi. Certo il repertorio è abbastanza monocorde, ma la voglia di suonare tanta. Fa un certo effetto, per chi mastica dell’argomento, la somiglianza con gli Interpol, o forse sono gli Interpol ad assomigliare a loro, ai posteri l’ardua sentenza. In ogni caso fanno il loro dovere ed i quarantacinque minuti sono decisamente godibili. Rapido cambio di palco e Michael Stipe, Mike Mills e Peter Buck sono ai blocchi di partenza: lui, elegantissimo vestito bianco con tanto di cravatta, è probabilmente l’ultima delle rockstar di spessore della generazione eighties ad aver passato indenne trent’anni di carriera. Canta, balla, ammicca, trascina con una padronanza invidiabile ed ineguagliabile. Ciascun pezzo ha un altro spessore con lui sul palco. Dove non può arrivare lui, ci pensano i musicisti ed un’interessante iterazione video che scorre sul retro ed i maxischermi laterali. Il nuovo tour dei Rem è letteralmente una lotteria: al momento si contano qualcosa come 62 canzoni da un repertorio infinito riproposte a scelta per ciascuno show. Di queste, la serata ne vedrà suonate ben 27, divise tra pezzi dell’ultimo lavoro Accelerate, pezzi cardine della loro storia che non mancano mai e pezzi riproposti per la gioia dei più assidui aficionados. La scelta perugina è per un set classico, che premia chi li vede in azione per la prima volta, piuttosto che proporre gioielli dimenticati di altri tempi che avrebbero fatto la gioia di chi scrive, che li ha già visti cinque volte dal vivo. In ogni caso tutto è magistrale. L’armonia e la voglia di suonare tra i tre, aiutati da Bill Rieflin alla batteria e Scott McCaughay chitarra e basso, è grande e coinvolgente. Così lo spettacolo fila liscio e dirompente per le due ore canoniche, dall’inizio scoppiettante, come da ultimo lavoro, di Living well is the best revenge, alle classiche What’s the frequency Kenneth?, Drive, Fall on me, Get up ai recuperi a sorpresa di Wake-up bomb o Ignoreland, per non parlare di Let me in, pezzo scritto in occasione del suicidio di Kurt Cobain, in cui i cinque si raccolgono intorno ad una tastiera come in preghiera. Nei bis esce anche la versione più country del gruppo, dopo ovviamente la riproposizione di Losing My Religion. Una versione commovente di Driver 8 e Michael Stipe che lascia il microfono al bassista Mike Mills per una travolgente Rockville, in cui il frontman si occupa dei controcanti, con grande umiltà e precisione. Finale dedicato ad una sorpresa, 1000000, canzone talmente vecchia, si parla del primo Ep del 1981 che credo avranno riconosciuto in pochi, e classico commiato con Man on the moon, con Stipe che scende dal palco e va a farsi travolgere dalle prime file.Sono passati quasi venti anni dalla precedente esibizione dei Rem a Perugia, Green tour 1989. Michael Stipe aveva tanti capelli, Mike Mills e Peter Buck molti chili in meno, ma la lezione di musica che hanno dato stasera è stata roboante. Ed il tempio del jazz incassa con gioia.
Recensione by Attilio
Scaletta:
Living well is the best revenge\Bad day\What’s the frequency, Kenneth ?\The wake-up bomb\Drive\Man-sized wreath\Fall on me\Ignoreland\Hollow man\The great beyond\So fast, so numb\Houston\Electrolite\Imitation of life\The one I love\Nightswimming\Let me in\Get up\Horse to water\I’m gonna Dj\Orange crush
Bis:
Supernatural superserious\Losing my religion\Driver 8\(Don’t go back to) Rockville\1.000.000\Man on the moon