TUXEDOMOON, Villa Ada – 2 Luglio 2008
30TH ANNIVERSARY
Ancora una volta i Tuxedomoon; ancora una volta questi fantastici e storici cavalieri della sperimentazione sonora mi attraggono magneticamente e, per la seconda volta nel giro di un anno, assisto ad un loro concerto. Dopo quello di Stazione Birra a novembre li ritrovo, sempre nell’ambito del tour che celebra i trenta anni di carriera, a Villa Ada per la rassegna Roma Incontra il Mondo. Alla magia naturale della loro musica si addiziona quindi, naturalmente la particolare atmosfera che si respira ogni sera nell’incantevole luogo( la zona del laghetto di Villa Ada ) dove si svolge il festival, organizzato dal comune di Roma, Arci e Multikulti . La formazione del gruppo di origine statunitense, ma europeo di adozione, è quella classica che vede Steven Brown alla voce, fiati e tastiere, Blaine L.Reininger voce, violino e chitarra, Peter Principle basso e programmazione, Luc Van Lieshout tromba, flicorno e, naturalmente, Bruce Geduildig performer e addetto alle proiezioni. Rispetto al precedente concerto la scaletta non è cambiata e verte perciò, in gran parte, sulle composizioni contenute nell’ ultimo cd Vapour Trails che riporta il gruppo sugli ottimi livelli raggiunti in passato. Nonostante queste affinità con la precedente esperienza la performance dei Tuxedo non risulta assolutamente scontata e, a cominciare dalla defilata presenza di Bruce che si occupa, nell’occasione, soprattutto delle proiezioni alle spalle della band, sembra di assistere ad uno spettacolo diverso. Visto che lo scopo della parte visiva non è principalmente quello di accompagnare ed esaltare la musica e le immagini, l’interesse viene completamente catalizzato dalle trame sonore fra jazz, classica, ambient, world, sperimentalismo e rock che Steven Brown e compagni imbastiscono con classe e capacità. Le proiezioni creano invece un universo a se stante che viaggia indipendentemente dalla musica e costituisce un ulteriore elemento d’interesse, come nella migliore tradizione di questa formazione davvero unica. La band appare davvero in gran forma e ognuno dei componenti ha modo di mettere in mostra le proprie capacità strumentali con punte di assoluto merito per il solito Brown ed, in particolare, uno strepitoso Reininger particolarmente aggressivo con la sua voce profonda e le lancinanti note di una infuocata chitarra elettrica. Scorrono così brani che, nonostante siano stati composti da poco, sembrano già dei classici come Dizzy o la spagnoleggiante Muchos colores che ci porta i profumi dell’esperienza messicana di Steven. Anche Blaine ha modo di omaggiare il luogo dove l’album è stato registrato e dove lui vive abitualmente : la Grecia. Con voce cavernosa intona Big Olive, un atto d’amore verso quella meravigliosa terra, fra romanticismo e teso incedere strumentale. Il pubblico, composto non solo da fan d’annata, dopo un primo approccio non particolarmente caloroso si scioglie e richiama la band più volte sul palco. Scorrono così alcuni classici del repertorio Tuxedo come Some Guys e Suite en sous sol che, dopo quasi due ore, concludono il concerto prima del classico saluto con inchino da parte di una band visibilmente soddisfatta per la propria performance e per il feeling creatosi con il pubblico in una magica serata.
Recensione by Tonino Merolli