Anzio, Teatro di Villa Adele 14 agosto 2010
Era ora che, dopo innumerevoli tributi, rassegne, omaggi (senza contare le svariate cover band per tutta la penisola) chi le canzoni di Fabrizio De Andrè le ha pienamente vissute, respirate e viste crescere sui palchi, prendesse il coraggio di proporle in prima persona.
E’ questo sentire che Cristiano De Andrè ci racconta durante questa tappa estiva del suo tour per promuovere il suo ultimo cd “De Andrè canta De Andrè- Cristiano De Andrè live”.
Un viaggio nella memoria, ma con l’intento di far rivivere i brani del padre sotto una nuova luce.
Cristiano ci spiega di come la band è cambiata, volendo prediligere per il sound live un impatto piuttosto british. Per questo al fianco di Cristiano De Andrè (bouzouki, chitarra, violino e piano) troviamo Osvaldo Di Dio (chitarre), Davide Pezzin (basso e contrabbasso), Luciano Luisi (piano, programmazione e tastiere) e Davide Devito alla batteria.
Una solida line up che si trova anche sul cd di cui sopra la cui tracklist è anche l’ossatura di questo live curato da Pepi Morgia e seguito dai tecnici da sempre anche al fianco del Faber Nazionale (presentati da Cristiano uno a uno).
L’inizio è emozionante, “Megù Megùn” e “A’ cimma” sfidano la pioggia che inizia a scendere appena i musicisti salgono sul palco, risolvendo poi il viaggio in una bellissima versione di “Ho visto Nina volare” tratta dal gioiello “Anime salve”. “Don Raffaè” scalda il pubblico che segue e canta ogni parola. I ricordi di Cristiano vengono poi condivisi con noi quando alla fine di “Verranno a chiederti del nostro amore” (eseguita piano e voce) ci racconta di quella sera che la canzone fu finita e Fabrizio chiamò Dori che l’abbracciò per festeggiare il brano appena nato.
Altri ricordi che Cristiano condivide con noi sono quelli del periodo di “Storia di un impiegato”, un disco che Fabrizio presentò alla Bussola Domani, regno della borghesia, sprezzante di tutte le critiche che i suoi amici gli rivolsero (tra cui una lite a distanza con Guccini). Cristiano ci racconta che in seguito i concerti di Faber furono frequentemente interrotti dagli autonomi che contestarono questo suo gesto (una volta fu lo stesso Cristiano che per scherzo dal mixer fischiò sonoramente il padre che fu ingannato pensando fosse l’ennesimo autonomo).
Ricordi che scaldono gli animi facendoci sentire Fabrizio sempre vicino, nonostante manchi da tanto, troppo tempo ormai.
I suoni british anche un pò alla Coldplay irrompono su una versione veramente intensa di “Anime Salve”, e in effetti questa nuova impostazione sonora si fonde perfettamente con il liricismo di De Andrè padre. Altri apici dello show sono un incredibile versione di “Amico Fragile” e le versioni di “La collina” e “Un giudice”. Mentre ” Quello che non ho” viene riproposta in una versione rock non molto diversa da quella che vidi eseguire da Massimo Bubola (co-autore di moltissimi brani di Fabrizio De Andrè, per esempio gli Lp Rimini e il disco dell’Indiano su tutti, ma anche “Don Raffaè”).
Il finale dello show è travolgente: i bis (programmati) di “Il pescatore” e “Canzone dell’amore perduto” fanno ballare e commuovere la gente accorsa sotto il palco. Cristiano e la band lasciano la scena in un tripudio. La pioggia non ha fermato la poesia, le nuvole (tanto declamate da Faber) in effetti non potevano scalfire questo concerto che va oltre il concetto di concerto stesso.
Un Paese come il nostro che sta perdendo la sua memoria storica non deve perdere i suoi fari, i suoi Padri culturali, e mi piace pensare a questa sera, al cielo cupo, e forse a Fabrizio e Nanda lassù che sorridevano e magari si commuovevano nel vedere Cristiano che si riappropriava del suo passato facendolo risplendere con colori più attuali, ma sempre vividi.
Megù Megùn
‘A cimma
Ho visto Nina volare
Don Raffaè
Se ti tagliassero a pezzetti
Smisurata Preghiera
Verranno a chiederti del nostro amore
Anime Salve
Nella mia ora di libertà
Andrea/Cattiva strada
Un giudice
La collina
Creuza de Ma
Amico Fragile
La canzone di Marinella
Quello che non ho
Fiume Sand Creek
Encore(s)
A dumenega
Bocca di Rosa
Encore
Il pescatore
Encore
La canzone dell’amor perduto
recensione di Fabrizio Fontanelli