Metti una sera di fine autunno in un accogliente teatro trasteverino di Roma, nel giorno in cui si “celebra” un anno dalla dipartita di uno dei più grandi poeti e autori irlandesi come Shane McGowan. Non si poteva non rendergli omaggio con un abbraccio collettivo da parte della folk punk band romana più adatta a questo scopo: ovvero gli Her Pillow che da più di 20 anni hanno nei Pogues di Shane uno dei loro fari artistici e umani. Sul palco del teatro Il Cantiere, tra strumenti e bottiglie di birra, campeggia una bandiera irlandese. E che questo sentito omaggio abbia inizio: gli Her Pillow fanno una cavalcata tra il repertorio dei Pogues, non disdegnando un paio di incursioni tra le canzoni incise da Shane McGowan e i Popes ovvero “The Church of the holy spook” e “Nancy Whiskey” che risulteranno essere due dei momenti più hot del live set. Molto bello sentire che gli Her Pillow vanno a pescare dei brani come “Old man drag”, “I a man you don’t meet everyday” (con Francesca Staccioli alla voce che fa le veci della bassista Cait O’Riordan) o la splendida “Misty morning Albert Bridge”. Molto riuscite le incursioni al trombone di Ludovica Valori, naturalmente in “Fiesta”, ma anche in altri brani come “Rainy Night in Soho”. Non potevano mancare “Fairytale of New York”, LA canzone di Natale e una rivisitazione molto personale di “Danny Boy” un traditional anche fatto dai Pogues. Unico neo della serata un pubblico restio a farsi trasportare dal flusso energico della musica e che solo a sprazzi si è unito alle danze gioiose, come gioia è uno dei nomi adatti a caratterizzare la musica dei Pogues, assieme a un lato malinconico che rende questa band uno degli ascolti imprescindibili per immergersi nel punk folk che tanto ci ha regalato in queste decadi. Grazie a Fabio Magnasciutti e ai suoi sodali per questo omaggio veramente sentito.
Live Report di Fabrizio Fontanelli