Le Nozze Chimiche: “5” (Nos Records/Believe)
Uscito per la molto attiva Nos Records di Amerigo Verardi “5” è il primo album a nome Nozze Chimiche di Giuseppe Chimenti (già Modì), realizzato con la collaborazione di Fabrizio Massara, ex tastierista e arrangiatore dei Baustelle, nel ruolo di produttore artistico. Sono solo 5 brani che rendono questo album un concept sul viaggio. Giuseppe Chimenti porta all’estremo il percorso sonoro che aveva già intrapreso assieme a Massara su “Tsunami” (che uscì a nome Modì). Qua si respira meno pop e più sperimentazione, è un album (rigorosamente uscito in forma fisica su vinile) che esprime amore per la musica con la quale si è cresciuti, new wave, canzone d’autore, electro pop. Tutto mirabilmente si incastra delineando un percorso emozionale da compiere senza preconcetti. I brani sembrano legati dallo stesso flusso sonoro, molto dilatati, senza mai tradire allo stesso tempo la canzone d’autore. Le Nozze Chimiche si muovono su questo filo in perfetto equilibrio, mentre dal passato piu da songwriter di Chimenti arriva solo “Di Venerdi tutto succede ancora”. Ma Massara rende tutto più moderno e ingloba alla perfezione anche questo piccolo classico su “5”.
Incontriamo Giuseppe e Fabrizio Massara per farci raccontare “5”
Giuseppe, Partiamo dal titolo “5”, 5 come i brani, ma ci sta sicuramente altro,
Esoterismo vuole dire messaggio nascosto, il numero 5 nella numerologia Caldea è
il numero legato alla velocità, al viaggio, alla comunicazione, legato all’archetipo di
Hermes (Mercurio) messaggero degli dei e psicopompo (traghettatore di anime),
colui che passa dal mondo dei vivi al mondo dei morti.
L’album in questione racchiude e racconta il passaggio nella vita e in quello che ne
consegue, tutti stati emotivi che ho raccolto ed interiorizzato in questi anni prima di
trasformarli in canzoni, in poche parole, fatti di vita vissuta e immaginata.
Hai volutamente fare un disco sul viaggio? Avevi delle immagini in mente ben
precise che ti hanno portato a sviluppare un discorso su questo?
Vivo d’immagini costantemente la mia mente produce visioni e idee a cui
aggrapparmi. Le immagini narrate nelle canzoni di “5” sono flash, ricordi,
reminiscenze di quando tutto si sfoca e diventa sogno e immaginazione e poi subito
subito dopo una canzone che racconta quell’istante. Paradossalmente e nella
semicecità, quando sta per diventare buio, tutto riaffiora e diventa poesia. Non
volevo fare un disco sul viaggio, ma proprio per questo ho fatto un disco sul
viaggio, perché in quel momento non potevo raccontare altro. Le immagini che
avevo in mente erano stazioni, treni, ferrovie, deserti umani, era il periodo del
covid, viaggiavano in pochi e ciascuno solo per proprie necessità. Durante questi
viaggi ho scoperto che l’arrivo è sempre un nuovo inizio e non una fine, questa è
l’immagine più forte che mi è rimasta impressa, come una sorta di cerchio o di
labirinto. Pur percorrendo sempre la stessa strada questa ogni volta diventava
diversa, una novità, qualcosa che mi sbalordiva che mi lasciava senza fiato.
Un tempo Modì, ora Le Nozze Chimiche, addentriamoci dentro questo cambio di
rotta, è stata un’esigenza imprenscidibile? quale è stata la scintilla ?
“Tutto ciò che deve accadere accade”: la vita evolve, quello che prima vestivi bene
adesso ti sta stretto. E’ semplicemente un nuovo percorso artistico con un nuovo
nome, rimanere ancorati al passato spesso non aiuta, bisogna ricordarlo per non
fare gli stessi errori o viceversa per ripescare spunti buoni e cose ben riuscite.
La scintilla è stata la voglia di cambiare sperimentare un nuovo percorso
Station to Station di Bowiana memoria viene citato nel disco, quali altri riferimenti
piu o meno nascosti possiamo trovare in 5?
Idee, citazioni, vero, ma più che nascoste sono citate come il “si viaggiare”
Battisti/Mogol, appunto “Station to station” di Bowie, ci sono anche altri spunti ma
quelli non ve li svelo ascoltatelo bene il disco, chi conosce le canzoni di Ivan
Graziani forse riuscirà a percepirle.
Cosa ci possiamo aspettare da un live delle Nozze Chimiche?
Sicuramente tanta passione.
Ciao Fabrizio, benvenuto su Slowcult, raccontaci la genesi dell’album, come
avete lavorato?
Ciao, la genesi dell’album è stata piuttosto lineare, nel senso che Giuseppe (che
nasce come chitarrista) aveva acquistato un computer e per la prima volta nella sua
vita si era avvicinato al mondo della produzione elettronica. Mi ha sottoposto dei
demo, che seppure in alcuni casi piuttosto acerbi, contenevano buone idee e
lasciavano spazio per ulteriori interventi. Io ho cercato di dare a questi brani una forma e una visione più compiuta, lavorando da una parte sull’elemento ritmico
(rifacendo interamente i beat come nel caso di “Lungo i binari” o il ritornello di
“Amanti e stazioni”), dall’altro su arrangiamento e sound design. In qualche caso ho
creato ad hoc delle sezioni conclusive (come ne “Il canto delle cicale”), suggerito
melodie aggiuntive (su “Lungo i binari o “Viaggio di non ritorno”), o riarrangiato
completamente un brano pre-esistente in chiave electro-dub (“Venerdì tutto
succede ancora”).
Avete fatto un lavoro di scrematura su un tot brani o questi 5 per tematiche e
ambientazioni erano già stati individuati come l’album ?
Qualche minima scrematura c’è stata, ma i brani portanti erano già chiaramente
individuabili sin dai primi demo. Il tema del viaggio, che ritorna spesso nel disco, è
stato anche di suggerimento per una stesura strutturale che desse appunto spazio
ad un’idea strumentale di viaggio in qualche modo cosmico.
Grazie e buona fortuna per questo nuovo viaggio!
Grazie Slowcult!
A cura di Fabrizio Fontanelli