La Maschera: “Sotto a chi tene core” (Full Heads/GRAF/Audioglobe, 2022)
La musica a Napoli ha sempre un sapore speciale e unico.E la band “La Maschera” ne è l’ennesima conferma; Abbiamo di recente parlato qua su Slowcult del libro di Renato Marengo che ha mirabilmente raccontato la nascita del “Napule’s Power”. Qua ci troviamo nella Napoli di questi ultimi anni, la band si forma nel 2013 e il nome proviene dalla passione di Roberto Colella cantante della formazione di disegnare, appunto, maschere.
Siamo arrivati al terzo album “Sotto chi tene core” e Roberto Colella lo presenta cosi:
“Sono storie di resistenza, di sentimenti profondi, di gente normale e della loro poesia. Penso all’amore tra Mirella e Felice Pignataro, da cui nascono il GRIDAS, il carnevale di Scampia, la controscuola. Penso alla vita straordinaria di Thomas Sankara, mai abbastanza ricordato (Sankara è stato un leader carismatico per tutta l’Africa occidentale sub-sahariana.Sotto di lui l’Alto Volta divenne Burkina Faso e si impegnò per eliminare la povertà con parecchie misure sociali fino a rimanere ucciso per mano del suo vice a soli 37 anni); A gesti eroici di uomini semplici. Agli invisibili di tutto il mondo. Penso a loro, al loro grido di battaglia: quattro parole simboliche, un invito a farsi avanti: Sotto a chi tene core».
Nelle canzoni de “La Maschera” si respirano i vicoli di Napoli, le influenze africane (basta vedere il singolo con l’artista senegalese Laye Ba con il quale fecero uscire il singolo “Te Vengo a cerca”).
E quando li si vede suonare dal vivo si percepisce la gioia del collettivo, e cosi è stata alla Feltrinelli di Via Appia Nuova a Roma dove la band ha presentato gioiosamente il suo nuovo nuovo lavoro.
Difficile non muoversi e non ballare con la Maschera grazie anche alla tromba di Vincenzo Capasso in grande evidenza sulla title track “Sotto chi tene core” appunto;
La deliziosa “Dorme cu’mmè” delizia l’attenta audience della Feltrinelli che canta le canzoni con la band, segno di come anche oltre la loro città la musica de La Maschera ha colpito nel segno;
Un’ulteriore prova che bisogna uscire dalla musica sparata dai media con hype altisonanti e che bisogna guardare in quello che accade nelle strade, dentro i box, dentro gli studi, solo cosi si scoprono dei piccoli grandi gioielli e dischi che supereranno il test del tempo. Avere curiosità è l’antidoto a questi tempi frenetici con poca attenzione, quando invece band come La Maschera richiedono tempo e ascolto in profondità. L’unica via per la Bellezza.
Reportage di Fabrizio Fontanelli