Ma Rainey’s Black Bottom, di George C. Wolf, Con Chadwick Boseman, Viola Davis, Colman Domingo, Taylour Paige, Jonny Coyne. 93 min – USA, 2020
Anche gli Stati Uniti videro la loro migrazione interna da Sud a Nord; migliaia di afroamericani si trasferirono agli inizi del novecento dalla Georgia all’ Illinois per cercare nuove opportunità di lavoro e liberarsi dal giogo schiavista e razzista degli stati sudisti. La città di Chicago accolse quindi questi nuovi cittadini e, con loro, la loro musica: il blues.
Chicago, anni 20: si racconta la storia di un’incisione discografica presso gli studi di registrazione (gestiti da un bianco, ça va sans dire) di una manciata di canzoni eseguite dalla leggendaria Ma’ Rainey (un’irriconoscibile, sguaiata, luciferina Viola Davis) e dalla sua band, caratterizzata dalla presenza del giovane, irrequieto e geniale cornettista Levee (Chadwick Boseman, scomparso purtroppo a fine riprese e a cui il film è dedicato), che mal sopporta il fedele rigore alla tradizione imposto dalla dispotica cantante.
Lo scontro tra i due, tra la tirannica blues lady ed il proprietario della sala, tra i musicisti stessi, nelle difficoltà, i contrattempi e gli amplessi segreti che si consumano nelle pause di registrazione sono i temi di questo film, fedelmente tratto dalla piece teatrale di August Wilson, che ci riporta agli anni d’oro del blues, quando cantanti come Gertrude Ma’ Rainey e la sua ‘allieva’ Bessie Smith fecero uscire la loro musica dai locali frequentati dai neri e la propagarono a macchia d’olio tra i bianchi, grazie alla diffusione dei loro dischi e le loro tournèe trionfali in tutti gli stati della Confederazione.
Pregio maggiore della pellicola, visibile su Netflix, la perfetta ambientazione e ricostruzione delle atmosfere di quell’epoca e l’ottima chimica tra gli attori; il difetto, quello di tempi e movimenti teatrali che poco si adattano al ritmo cinematografico corrente, nonché lo spazio limitato concesso alla presenza e recitazione della grande Viola Davis, che aveva già colpito l’attenzione del produttore Denzel Washington nel precedente Barriere, che le aveva fruttato l’Oscar.
Resta il piacere della musica – ulteriormente impreziosita dal commento sonoro di Branford Marsalis – la magia delle incisioni “buona la prima”, l’artigianato che accompagnava queste creazioni artistiche e il rimpianto di non poter più ammirare il talento recitativo di Chadwick Boseman, che ci ha prematuramente lasciato a fine agosto scorso a soli 43 anni.
Recensione di Fabrizio Forno
Come tutti i migliori https://casacinema.pics film… così dolce, non andarci mai, dimentica per sempre quello che è successo. Vivono nel passato le stesse persone che hanno sempre promesso di amare. Se ricordi questo, dimenticalo, non andarci mai.