Roma, Auditorium Parco della Musica – 16-21 gennaio 2020
Questa frase echeggia ancora nella mia mente, ed è la sintesi della meravigliosa sinestesia di suoni, colori e parole che è“Tempo di Chet. La versione di Chet Baker”,andato in scena a Roma,Auditorium, da Giovedi 16 a Martedi 21 Gennaio.
Lunedì approdo per la prima volta all’Auditorium Parco della Musica di Roma ed “incontro” Paolo Fresu, sorprendentemente vero, autentico, nella sua devozione/ispirazione al cool jazz di Chet Baker.
Un’opera ‘in pool’che accosta la teatralità di un racconto a scene tratte dalla vita del tormentato musicista, all’ intimismo e dialogo degli strumenti omaggio all’ artista, o meglio, all’ Uomo. Un poeta della tromba fragile ed istintivo a livello personale, ma forte e concentrato nella creazione ed esecuzione della Sua musica, dove ritrova se stesso perduto, dove senza troppa accademia, fraseggi o vuote convenzioni mirabilmente si esprime ed è felice, poiché ,semplicemente,‘suona se stesso’. La prefazione del cd Tempo di Chet di Fresu, Paolo Rubino e Marco Bardoscia riassume bene l’intento e la magia della serata… “Un altro sguardo per gli occhi” e “Il nostro tributo alla sua poesia”( Paolo Fresu).
Già, perché ogni artista ha quella dicotomia tra vita e musica difficile da comprendere, che ne riassume, spesso, il fascino della genialità ed il mistero della dannazione. Chet Baker nella sua originalità e nel dramma della sua esistenza rappresenta proprio l’incarnazione della musica che, alla fine, vince su tutto. “Music vincit omnia”, amo sempre dire…in un latino inglesizzato.
Ed in questa rappresentazione scenica dei suoi tormenti ed eccessi, tra droga, fughe, sensi di colpa, nel suo girare a vuoto attorno alla vita senza trovarla mai, alla fine, apparentemente in sordina e dietro il palcoscenico, ciò che resta e che è la protagonista indiscussa della serata e dell’esistenza umana è proprio la musica.
Leitmotiv alternato a parole e teatro e che alla fine scioglie tutti i nodi e che è la luce al di là delle tenebre di un’esistenza in fuga, all’ ombra della felicità.
Musica che è l’essenza di Chet Baker, mirabilmente espressa da Paolo Fresu alla tromba e flicorno, Dino Rubino al piano e Marco Bardoscia al contrabbasso.
Empatici, espressivi e carismatici anche gli attori, eccezionali nel trasmettere “pillole” biografiche alternando monologhi/confessioni a dialoghi più accesi e tumultuosi.
Mirabile l’interpretazione musicale di Paolo Fresu, che splende di luce propria regalando l’emozione di una esecuzione senza tempo, pedinato dai compagni di viaggio o in dialogo con essi, ma comunque interprete sincero di un artista cui va la sua stima e la sua ispirazione.
Da non perdere e da ascoltare, per riconoscere l’ultima “versione” di Chet e sentirne il “Tempo” in un nostalgico, intimista, delicato ma intenso omaggio le cui note echeggiano ancora nei miei pensieri.
recensione di Aurora Marolla