Teatro della Cometa, Roma, fino al 9 aprile 2017
“Ho scritto la commedia quando avevo 20 anni, frequentavo ancora l’Accademia e se penso che tutto si è verificato nella realtà, la cosa mi fa un po’ impressione. La mia intenzione non era raccontare la storia di un partito, ma come i giovani si rapportano al potere”. Erano i primissimi anni ’90 quando Francesco Apolloni, sceneggiatore, regista e attore romano, scrisse Risiko – Quell’irrefrenabile voglia di potere e propose lo spettacolo al Todi Festival riscuotendo un grandissimo successo. Da quel momento divenne uno spettacolo cult per tutti i teatri che lo videro in scena. A distanza di 25 anni, la pièce torna, dal 22 marzo al 9 aprile, al Teatro della Cometa di Roma. Regista di questo nuovo allestimento è Vanessa Gasbarri, mentre le musiche sono composte, per l’occasione, da Jonis Bascir. L’azione si svolge all’interno di una stanza di un albergo di lusso, in un paese di provincia dell’Italia centrale, dov’è riunito il movimento giovanile di un partito politico. Quattro ragazzi rampanti, Alex (Luigi Pisani), Simone (Antonio Monsellato), Arturo (Andrea Bizzarri) e Claudia (Guenda Goria), si rivedono in occasione dell’elezione del nuovo segretario giovanile. A movimentare la notte che precede il congresso, si uniscono al quartetto, la cameriera Stella (Giulia Rupi) e l’amico d’infanzia Giulio (Tommaso Cardarelli). Denominatore comune dei sei giovani la smania di potere che non sembra essere per loro niente di più o di diverso dello status symbol del telefonino, il sesso, la droga e la politica nella sua declinazione più bieca. Tutto è gioco per questi “sgomitatori” sociali, completamente amorali e pronti a calpestare chiunque pur di arrivare primi. Molto cruda e resa ancora più inquietante da un accompagno musicale martellante e vagamente tribale, è la scena in cui Stella, la cameriera, viene brutalmente stuprata da tre ragazzi del gruppo. E’ forse questa la tipologia della nuova classe politica che si allena a governare il nostro Paese? Speriamo di no. Una cosa è certa, chiunque si avvicina al potere finisce per subirne il fascino e a fare carte false pur di mantenerlo. Il ritmo della commedia è incalzante, anche troppo, forse qualche frase sguaiata in meno avrebbe reso il tutto più gradevole e i giovani interpreti sono talmente cinici e senza scrupoli da lasciare addosso un senso di vuoto e smarrimento. Possibile che in nessuno di loro sia presente un barlume di positività? Vengono in mente le parole di un grande scrittore preveggente del ‘900, Pier Paolo Pasolini: “In un mondo di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare, a questa antropologia di vincente, preferisco, di gran lunga, chi perde”.
Recensione di Angelica Bianco