Dispiace dover parafrasare Tacito per abbozzare un quadro della situazione nella Capitale: tuttavia la sciagurata politica degli sgomberi, partendo da luoghi occupati come lo Scup in zona San Giovanni, o il Teatro Valle (sgomberato ormai da due anni e mai più riaperto), fino ad arrivare alla recente chiusura del Circolo Arci Dal Verme e alle minacce di sgombero ai danni dell’Init – entrambi spazi importantissimi per la musica e la cultura underground capitolina – non potrà portare che a questo: una città culturalmente arida, sterile, squallida.
Altri spazi indipendenti ed autorganizzati stanno chiudendo i battenti perché soffocati dalla burocrazia, dalle spese, da un regime fiscale che penalizza i piccoli imprenditori in tutti i campi, chiudendo spesso e volentieri entrambi gli occhi sulle “libertà” dei forti: alla fine della stagione perderemo infatti anche l’Officina Culturale Via Libera, spazio di promozione sociale che ha ospitato iniziative di teatro, laboratori per i bambini, corsi di lingua per le donne migranti, presentazioni di libri, degustazioni, concerti nel cuore del Quadraro.
Che cosa resta del panorama culturale di quella che dovrebbe essere una capitale europea?
Una capitale dove i cosiddetti “Teatri di Cintura” come il Teatro Tor Bella Monaca e il Teatro del Quarticciolo (chi scrive vi ha suonato varie volte) rimangono tristemente chiusi da anni per fantomatici “lavori” – o perché non c’è la capacità (o la volontà?) di elaborare nuovi bandi per l’assegnazione.
Una capitale dove gli artisti che vogliono accedere agli spazi “di prestigio” (virgolette non casuali) sono spesso costretti a passare attraverso entità – queste sì praticamente mafiose – che pretendono notevoli percentuali sull’incasso, senza rischiare mai niente, per poi non corrispondere i pagamenti se non dopo molti mesi e sotto minaccia di azioni legali.
Una capitale dove chi fa arte, teatro, spettacolo passa il tempo a presentare progetti per bandi del comune o della regione i cui finanziamenti saranno poi assegnati ai soliti noti (altro segreto di Pulcinella!).
Cosa hanno da rispondere le istituzioni? Che è tutta colpa di Mafia Capitale?
Che la legalità ci impone questo prezzo?
Che la cultura è un lusso che di questi tempi non possiamo permetterci?
Davvero pensano che si possa credere a risposte del genere?
Ci fermiamo qui e vi rimandiamo ad alcuni contributi interessanti sulla questione:
Graziano Graziani su Minima & Moralia (è lungo ma val la pena di leggerlo)
Edificare castelli. C’è un’alternativa alla desertificazione culturale?
Christian Raimo uscito il 9 maggio scorso su Internazionale
Roma sta morendo e nessuno fa niente
Ludovica Valori