ENEIDE DI KRYPTON – UN NUOVO CANTO, scritto e diretto da Giancarlo Cauteruccio, musiche Litfiba – Beau Geste, eseguite dal vivo da Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, con Gianfranco Cauteruccio e la voce di Ginevra De Marco
Roma, Teatro Argentina, 21/23 Aprile 2015
A volte la cultura underground viene segnata da eventi epocali, destinati ad incidere nella storia dell’arte e del costume. E le grandi opere dell’Arte vivono sempre e sono senza tempo.
Trentanni fa avemmo occasione di assistere alla prima Eneide di Krypton, uno spettacolo multimediale di musica e “visual art”, per il tempo, realmente indimenticabile ed estremamente innovativo. Ne fummo folgorati, divenne uno spettacolo di culto, fondativo di una nuova estetica e linguaggio teatrale, ove la musica rock, nella sua accezione new wave, allora prevalente, veniva trasfigurata in un linguaggio universale, che univa antico e moderno, percezione primordiale e futuribile della condizione umana. Krypton infatti era all’avanguardia nell’utilizzo di un linguaggio che affrontava la drammaturgia testuale per trasfigurarla, attraverso l’uso dei laser, nella visione e nel suono.
Il mito virgiliano, fondativo per la storia dell’Occidente, veniva rivisitato, in maniera postmoderna, in una fantasmagoria appassionante di musica, luci e colori.
Ora il geniale regista di quell’opera, Giancarlo Cauteruccio, riprende ed aggiorna (Un Nuovo Canto) questa incandescente materia, e realizza un’opera visuale di straordinaria fascinazione, spostando i confini della visualità teatrale in territori misteriosi ed inesplorati, regalando allo spettatore uno stupore ed emozioni di profonda intensità.
Un’opera sconvolgente di CONCERTO TEATRO, con le musiche di Litfiba e Beau Geste, eseguite da Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli, che spaziano da una elettronica a volte pulsante a volte dai toni tenui ad una acustica mirabile e fortemente suggestiva, e con la voce eccezionale di Ginevra Di Marco, il cui canto e la cui narrazione si stagliano con modalià straordinariamente evocative, che rende il pubblico parte dello spettacolo, quando a più riprese, la platea viene invasa dalla luce laser che simula il mare, la bellezza e cupezza delle onde sopra le quali emergono le teste degli spettatori, quasi a voler significare la terribile tragedia odierna dei migranti naufraghi, bisognosi di accoglienza, in lotta disperata con i flutti, alla ricerca di una nuova opportunità, una nuova vita.
Enea—Cauteruccio danza con la sua lancia ed il suo scudo, rivolti verso il cielo, intorno si agitano le onde, in una straordinaria ed inedita rappresentazione dove cinema, teatro, musica, danza moderna si fondono, generando un senso di immaginifico incanto, di stupore per energie creative così sapientemente indirizzate ad una spettacolarità affatto esteriore, ma profondamente ancestrale ed introspettiva, verso quella forma di teatro “immersivo” che il regista più volte ha dichiarato di voler perseguire.
Ma mentre nello spettacolo del lontano 1983 (di cui nell’apparato visuale vengono riproposti alcuni frammenti di immagini) il suono e l’immagine erano il linguaggio teatrale per eccellenza, e la parola assente, ora Cauteruccio riprende la parola, il testo, declamando la sua narrazione con rabbia e tensione drammatica, interloquendo con l’edizione precedente, ma ponendo in risalto maggiormente, attraverso la mirabile fusione tra poesia ed elemento scenico, la rappresentazione visuale dell’avanguardia artistica, e sottolineando con forza la condizione epica e simbolica di Enea, “migrante” di ogni tempo.
Nell’odierna rappresentazione, infatti, i musicisti non sono più fuori scena, ma sono sul palco, mescolati all’ambiente teatrale, la loro voce, il loro suono si integrano all’elemento scenico, in una atmosfera di intenso lirismo, cui la voce narrante di Enea – Cauteruccio conferisce, per tutto lo spettacolo, all’insieme, un’aspra, possente drammaticità.
La splendida voce fuori scena di Ginevra Di Marco interpreta l’accogliente sacralità di Didone, che annuncia ai naufraghi di Troia, che hanno una nuova patria, dopodichè interpreta lo struggente canto d’amore per Enea, il brano musicalmente più suggestivo; poi intravediamo una figura femminile, avvolta in un sudario, che si perde, camminando come un fantasma sopra le onde, nella scelta autodistruttiva causata dal dolore dell’abbandono, nella rappresentazione drammatica di un pathos supremo, che diventa, nella successiva orazione di Enea, lugubre cerimonia funebre.
Successivamente la straordinaria vocalist interpreterà la meno impetuosa e più pacata Visione di Lavinia , annunciando, in un pathos soffuso, l’arrivo delle navi troiane, lo stupore per l’apparizione di Enea, la quiete ritrovata, sino all’approdo sentimentale, a seguito della battaglia vittoriosa dell’eroe.
Una vibrazione mirabile tra suono, voci, luce, dove Cauteruccio ha voluto rapprensentare una nuova multimedialità, ove l’affascinante elemento scenico quasi stordisce lo spettatore e lo porta, con forte emozione, là dove l’avanguardia si coniuga mirabilmente con la tradizione, dove Umanesimo e Techne si fondono nella rappresentazione universale della teatralità del Mito.
Recensione di Dark Rider