Patti Smith Group, Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia, 14 Aprile 2013
Patti Smith (che tristezza leggere in molta stampa il suo nome ancora storpiato! Impareremo che lei è Patti e non Patty?) è di casa in Italia, periodicamente abbiamo questa icona americana girare in lungo e largo la penisola suonando e intervenendo anche in festivals e rassegne di canzone d’autore (Anche se ultimamente l’abbiamo anche vestita a San Remo in un emozionante crescendo, e a The Voice). Ma mai a mia memoria aveva gestito un vero e proprio festival di più giorni per di più qua a Roma all’Auditorium di Roma. Aveva suonato si alla Cavea anche la scorsa estate, ma qua si parla di direzione artistica di eventi molto intriganti e di grande suggestione sotto il titolo proprio di “Patti Smith: My Festival” dove il My ha valenza proprio di Mio, cucito a misura sulla visione del mondo della cantautrice di Chicago, ma cresciuta nel New Jersey. E non c’è modo più bello, secondo me, di festeggiare i dieci anni dell’Auditorium di Roma, punto focale e nevralgico degli incroci culturali della nostra città.
La recensione del concerto a cui ho assistito è quello della rappresentazione live del primo album di Patti Smith: “Horses” del 1975. Un album epocale, prodotto da John Cale con un pugno di incredibili canzoni il tutto condito da una copertina con uno scatto di Mapplethorpe entrata nella storia del rock mondiale. Non è la prima volta che Patti Smith ripropone fedelmente “Horses”, già 30 anni dopo la sua uscita aveva eseguito l’album track by track alla Royal Festival Hall di Londra e il tutto era finito nel bonus disc della Reissue di “Horses” in elegante digipack cartonato. Per l’occasione oltre il Patti Smith Group (Lenny Kaye alla chitarra, Tony Shanahan al basso, Jee Day Daugherty alla batteria) c’erano anche Tom Verlaine e Flea dei RHCP.
Questa sera invece, oltre al Patti Smith Group sul palco ci sono i figli Jesse Smith al piano e Jackson Smith alla chitarra.
E “Horses” dal vivo suona ancora potente e vivido come se fosse uscito da poco tempo, è un disco e una performance che non viene rovinata dal tempo che passa, è una dicharazione di intenti ruvida, forte, punk e poetica allo stesso tempo.
L’audience dell’Auditorium rimane seduta ai suoi posti durante i primi tre brani “Gloria”, “Redondo Beach” e “Birdland” per poi scattare in piedi e scareventarsi sotto il palco per la splendida “Free Money”, da li il concerto si tramuta in happening con Patti spesso tra la folla adorante che la cerca, cerca un suo contatto mostrando anche qualche vinile di “Horses”.
La seconda parte del concerto è una sorta di viaggio tra il suo grande catalogo, “Dancing Barefoot”, “Because the night”, la lenta iponotica “Beneath the Southern Cross” sono tra i picchi del concerto mentre “April Fool” e “Constantine Dream” (anche per un parlato in italiano difficilmente udibile) non mi coinvolgono molto.
La chiusura è micidiale, un uno due con “People Have the Power” e “Rock’n’Roll Nigger” travolgente con un Auditorium scatenato.
Nulla di nuovo per chi attende ai concerti di Patti Smith, il concerto in verità non si distacca troppo dalle usuali performances live della sacerdotessa del Punk, ma visto all’interno del “My festival” è un degno modo di celebrare uno degli album fondamentali per il rock mondiale.
Setlist:
Gloria
Redondo Beach
Birdland
Free Money
Kimberly
Break it up
Land/Gloria
—–
Dancing Barefoot
Constantine Dream
April Fool
Beneath the Southern Cross
Because the Night
Banga
People have the Power
Rock’n’Roll Nigger
Recensione di Fabrizio Fontanelli