Roma, Circolo degli Artisti, 29 marzo 2008
Tanta luce, e qualche ombra, nella serata romana di presentazione del nuovo lavoro (Le Labbra) dell’ex leader degli Scisma. Innanzitutto, la rinnovata certezza che al di fuori dei soliti canali canzonettar\sanremesi, di buona musica nel nostro paese (per fortuna) se ne produce ancora, vedi Cristina Donà.
Scrive canzoni bellissime, Paolo Benvegnù, e le suona (e fa suonare) magnificamente, tant’è che il suo ultimo lavoro viene già considerato dalla critica specializzata il probabile miglior disco italiano dell’anno in corso con sette mesi abbondanti ancora di musica in uscita, e scusate se è poco. Il credo di Benvegnù è: quando suoni dal vivo,
prendi un brano riscrivilo, riarrangialo, stravolgilo!!! Anche se lo hai da poco pubblicato. Nella maggior parte dei casi ottiene ottimi risultati, talvolta rimane un po’ troppo sopra la righe: ad esempio, la versione di Suggestionabili (uno dei migliori pezzi italiani degli ultimi dieci anni) che ci ha proposto è rimasta sospesa in un’altra dimensione senza che noi riuscissimo ad arrivarci. Per riuscire in questo piano c’è bisogno di grandi musicisti, di cui Benvegnù è felicemente circondato, e di un ottimo feeling. Una magia, vederlo dare direttive sul palco con la sua mimica particolare, il tacco intensamente a battere il pavimento per indicare cambi di ritmo, occhiate, gesti, sussurri, urla. I suoi compagni, Luca (basso e tastiere), Guglielmo (chitarra, violoncello e tastiere), Ivan (chitarra) e Andrea (batteria e tastiere) recepiscono ed eseguono puntuali. La musica è aggredita dai cinque e diviene aggressiva con il pubblico, molto più di quanto lo sia su disco.
Serata ovviamente incentrata su Le labbra, proposto per intero, qualche brano dal precedente (e altrettanto bello) Piccoli fragilissimi film. Menzione particolare per i nuovi arrangiamenti di Cerchi nell’acqua ed Il Sentimento delle cose e per solleticare i palati nostalgici non mancano citazioni della vita precedente negli Scisma (Simmetrie, Troppo poco intelligente).
Qualche ombra, dicevo, perché la performance inizialmente sembra una rivisitazione pratica dell’applicazione della legge di Murphy (per chi non ne conoscesse il primo assioma recita: “se qualcosa può andar male, lo farà”): sul primo pezzo rompe la chitarra (e continua a cantare cercando con gli occhi qualcuno che lo soccorra, invano). Poi jack che si staccano, tracolle che si rompono, aste microfoniche che ondeggiando lo colpiscono. Lo concatenazione degli eventi lo innervosisce, tant’è che per tutto il concerto non interagirà mai con il pubblico, molto numeroso e molto partecipe, si ha la sensazione che il disco sia uscito sei mesi fa, non negli ultimi giorni. Poi però, magia della musica e del pubblico di cui sopra, Benvegnù si rasserena nei bis e alla fine dovrà essere praticamente cacciato dal palco dall’orario ormai avanzato.
Grande musica italiana indipendente avanza !
Recensione by Attilio