Roma, Circolo degli Artisti, 2 aprile 2009
Alle volte certe esigenze tecniche da soddisfare possono trasformarsi in eccezionali e preziosissimi regali. La necessità di effettuare delle riprese per il film documentario ispirato al libro di Nada “Il mio cuore umano”, infatti, ha riportato insieme sul palco la signora Malanima –in arte Nada- e Massimo Zamboni, in questa data unica romana.
Nada + Zamboni quindi: un’addizione che fa della matematica magicamente un’opinione. Qui la somma dei singoli non è semplicemente due ma molto di più, poichè musicisti si compensano ed insieme si potenziano, moltiplicando la propria cifra artistica.
Certo sono passati ormai quarant’anni suonati da quando l’esile ‘pulcino di Gabbro’ fece la sua prima apparizione a Sanremo con l’indimenticabile ‘Ma che freddo fa’. Ed anche per Zamboni, tra CCCP e CSI, le primavere son trascorse inesorabili. Ma si sa, ad una buona bottiglia di Barolo, conservata bene e con cura, il tempo porta ricchezza di sapori e intensità d’aromi, valore aggiunto e guadagnato. ‘L’Apertura’, il nome dell’album che il duo decise di registrare nel 2005 per lasciar traccia di una serie di esibizioni live, si ripropone ora come titolo dello spettacolo, quasi a voler ribadire ‘l’apertura’ del mondo dell’uno (Zamboni) a quello dell’altra (Nada), così diversi ed in fondo così simili, allo stesso modo poeticamente introspettivi. Sold out -com’era facile da prevedersi- sala colma, un manto fitto di teste sino alla porta d’uscita. Senza spalla il duo si fa avanti, insieme sul palco con Simone Filippi e Luca Rossi presi in prestito dagli Ustmamò, a ricreare la formazione dei live 2005. Protagonista è sostanzialmente l’ultimo repertorio di Nada, al quale in scaletta si alternano alcuni brani firmati Zamboni. Su tutto prevale una visione sofferta e sofferente della realtà intorno, a cui Nada dà forma e voce graffiante, sanguinante. Si sente ovunque e forte il peso dell’irrimediabile; ‘E non c’è il tempo, un altro spazio dove ritrovare tutto l’amore che mi manca’. Ormai le ferite ci sono, non rimarginano e il dolore s’avverte in ogni sospiro, s’infiltra in ogni spazio possibile. La chitarra di Zamboni rispettosa, essenziale, lo asseconda, questo dolore, quasi riverente senza esser mai superflua: essa si erge come solida spalla sulla quale soffocare lacrime, piangere angoscia. In questo la voce e le corde si fondono, l’una nel cercare un rifugio, le altre nell’offrire consolazione. ‘Le paure il dolore l’amore il sentire, cose che si stratificano sulla pelle, lasciano segni che non si cancellano’ canta Nada nella pur positiva ‘Ti troverò’. Come un’ossessione ricorre poi il bisogno –quanto mai umano e disperato- di essere amati, tra tutti ‘Le mie madri’ ne è un esempio toccante, ‘Abbracciami tu, abbracciami di più.. abbracciami tanto, da non sentire più niente’, su un folle e incalzante pulsare di basso e batteria. Strazianti versi recitati con rabbia, urlati con disarmante fragilità, cantilenati fino allo spasmo, fitte lancinanti di dolore; versi che commuovono per forza espressiva ed intensità tratti dal primo libro della cantautrice ‘Le mie madri’ (2003, Fazi Editori), che le valse il premio ‘Alghero Donna’ nella sezione poesia. Anche i brani di Zamboni contribuiscono indubbiamente alla riuscita della serata, ‘Da Solo’ ‘Miccia Prende Fuoco’ ‘Ultimo Volo America’ e la splendida ‘Trafitto’, nel quale si racconta di un’apertura, quella che in una notte sola spaccherà la Terra in miliardi di piccoli pezzi, quella che -in definitiva- dà nome all’album (L’Apertura, Edel 2005). Appare evidente specie in quest’ultimo pezzo come Nada, in casa Zamboni, rappresenti la versione femminile del buon Ferretti (‘Trafittaaa sono, trapassata dal futurooo’) e decisamente non dispiace. Grande successo riscosso anche con ‘And the Radio Plays’, che raccoglie consensi degli affezionati cultori di CCCP e CSI. In chiusura non poteva mancare ‘Amore disperato’, cantato a gran voce da schiere di più e meno giovani, ugualmente euforici, entusiasti. Oltre ad essere uno storico cavallo di battaglia di Nada, questo titolo ha il vanto di racchiudere in sole due parole molta dell’essenza poetica che guida e ispira la produzione di questa grande artista italiana, insieme amore e disperazione, insieme forze che generano e che lacerano.
Recensione e foto by Rosa Rosae
Visita la galleria fotografica
Scaletta:
[…] modo di soffrire. Alla regia Alessandro Fabrizi, alle luci Andrea Violato. A quasi due anni dal suo live nella capitale, in tour con Massimo Zamboni, la ritroviamo ora in un teatro: qui autrice, Nada interpreta sè […]