Torino 15 marzo 2008 Palaolimpico
Non c’ è più il tendone bianco, maestoso e imponente che marca il confine tra la realtà e l’immaginario. A Milano con “Allegria” clown, maschere e giocolieri accolgono lo spettatore che abbandona l’esterno per tuffarsi nella magia del Cirque.
A Torino non ti accorgi neanche che stai entrando a vedere uno spettacolo del Cirque, l’ingresso è quello da stadio: una fila per i biglietti, i passaggi attraverso ingressi controllati da agenti della sicurezza e assenza totale di indicazioni esterne che possano preannunciare la visione dello spettacolo. Una volta dentro ti colpisce il palco centrale le cui dimensioni sono decisamente imponenti, ai lati di questo, altri due schermi della stessa altezza e di larghezza inferiore. Il palco centrale oltre che da palcoscenico fungerà anche da schermo.
Chi ha la visione romantica e fantastica del circo può tranquillamente dimenticarla in questo spettacolo. La magia lascia spazio alla tecnologia più avanzata, Michel Lemieux e Victor Pilon confermano la loro bravura in un’apoteosi di suoni e immagini che consacrano l’ingegneria teatrale nell’ambito dello spettacolo.
L’inizio sembra quasi un concerto rock di mega dimensioni, e prima che un artista da circo possa eseguire un esercizio trascorrono almeno dieci minuti. Certamente dieci minuti travolgenti con gli occhi rivolti al pallone volante, alla batteria movente, alle immagini enormi che si muovono sullo schermo con sequenze sincronizzate e surreali.
La successione dello spettacolo è difficile da ricordare, l’ubriacatura di suoni che “si vedono” e di immagini che “si sentono” sconvolgono totalmente i due sensi e scaricano adrenalina pura direttamente nel cuore. Le entrate trionfali e maestose da entrambi i lati del palcoscenico sono surreali e suggestive, il tutto passa attraverso balli tribali, sambe brasiliane e danze contemporanee.
Gli effetti visivi sono quanto di più sconvolgente possa offrire la multimedialità odierna.
L’effetto dell’acqua che si muove sui tre schermi è di una bellezza indescrivibile, le porte che si aprono e chiudono, i palcoscenici nel palcoscenico, i campi erbosi seguiti dal vestito multicolore della brasiliana travolgono lo spettatore in atmosfere psichedeliche.
Ed in questa atmosfera di alta tecnologia resta poco spazio per il circo e per l’esaltazione delle capacità del corpo umano che si vedono in “Varekai “ o “Quidam”, non c’è spazio per la sincronia dei fisici che si vedono in “Allegria”. Certamente non c’è spazio per la magia. Se vi capita di andare a vedere lo spettacolo evitate accuratamente di prendere i posti in platea (i più cari – 80 euro)in quanto in questo mirabolante carrozzone tecnologico non hanno tenuto conto che a parte le prime file è praticamente impossibile vedere lo spettacolo su un palco alto appena un metro da terra, privandovi e derubandovi delle bellissime coreografie. Peccato che gli ingegneri del cirque abbiano dimenticato che già gli antichi greci avevano avuto questa intuizione costruendo gli anfiteatri.
Recensione by Gennaro
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