Roma, Teatro Argentina 18 – 21 ottobre 2012
Non è facile dare un giudizio univoco allo spettacolo “Giù” della compagnia messinese “Scimone Sframeli” andato di recente in scena al teatro Argentina di Roma. Non lo è perchè ci sono all’interno del medesimo, elementi molto interessanti ed altri altrettanto noiosi.
Di buono c’è senza dubbio il soggetto; si parla di uomini andati giù nella considerazione sociale del mondo in cui viviamo. Una sorta di comitiva di persone che per qualche motivo non ce l’hanno fatta e che per accumulo di dolori personali o per incapacità ad integrarsi nelle regole del vivere quotidiano sono finiti in basso. Così in basso che si trovano giù giù dentro al water e vivono nelle fogne. Ma una volta accettato il loro nuovo e insolito luogo di vita sono anche fieri di abitarlo e per nulla al mondo tornerebbero su, per nulla al mondo si vorrebbero riconfrontare con l’ignoranza, la falsità e la disonestà per colpa delle quali furono declassati.
La fierezza e l’integrità del perdente dunque, che ci offre un nuovo modello di vita alla quale, nel finale, aderisce anche l’unico personaggio dello spettacolo che vive ancora su.
Ma se la storia è intelligente e portatrice di spunti di riflessione genuini, la scrittura di Scimone è a tratti un po’ pesante. Volutamente ripetitiva quasi come se avesse paura che il messaggio possa altrimenti non arrivare.
Ben recitato da tutti e quattro gli attori: lo stesso Scimone, il regista Sframeli, Salvatore Arena e Gianluca Cesale che si muovono in una spazio quasi completamente vuoto dove troneggia un gigantesco water. Regia e scenografia tendono ad enfatizzare questa sensazione di sconfitta, mentre il disegno luci di Beatrice Ficalbi in alcuni momenti dona alla scena una sorta di visione caravaggesca.
Recensione di Claudia Pignocchi