Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia, 9 marzo 2008
Ha una classe superiore, Polly Jean. E ne dispensa a profusione agli astanti. Per l’unica data italiana del White Chalk Tour la trentottenne inglese si presenta in grande forma, alla platea dell’Auditorium, gremito ma non esaurito. Vestita da sera acconciatura inclusa, piccola come uno scricciolo, si presenta sul palco minimale allestito per la performance: un pianoforte, un amplificatore per chitarra, una tastiera ed un piatto da batteria, ornati con delle luci quasi natalizie. Scenario per un one girl show, sola contro tutti, come l’ultimo album richiede. Con una timidezza quasi commovente raccoglie i fiori ed una maglietta fatta a mano che le hanno regalato, imbraccia la chitarra e…..si trasfigura; la ragazza timida di dieci secondi prima diventa una belva rock, la voce flebile rotta dall’emozione per i doni ricevuti, diventa uno strumento potentissimo con almeno tre ottave di estensione, le movenze contenute diventano danza sensuale. Al primo accordo ne siamo tutti conquistati. E non è un accordo qualsiasi, si parte con To bring you my love, incipit dell’omonimo album, segno che chi si aspettava un concerto intimista sulle note dell’ultimo lavoro, ne resterà parecchio sorpreso, in positivo. Arrivano gli struggenti brani di White chalk, che Polly interpreta con estrema grinta: il particolare arrangiamento di The devil al pianoforte, ritmato in maniera alquanto inconsueta dal metronomo ci fa rabbrividire, tanta forza emotiva esprime il brano. C’è tutta PJ nello show. Ci sono le sue donne, Angelene, Leah e la quasi inedita Nina, c’è la rabbia di Shame, Snake e Big Exit, i sussurri di Down By the water (suonata con un liuto elettrico ? O qualcosa che gli assomiglia molto) e le litanie recenti di The mountain e Silence. Alla fine di ogni brano, dopo i calorosi applausi e le urla d’amore, sorride con gratitudine alla platea estasiata, parla con lei. Ad un certo punto disturbata dai continui click dei fotografi accreditati, gli si rivolge chiedendogli, dolcemente, di smettere una sessione fotografica di durata eccessiva. È passata già poco più di un ‘ora e Polly esce dalla scena, ma il pubblico entusiasta la incalza, richiedendola a gran voce. Indisciplinatamente si avvicina numeroso sotto al palco, arginato a stento dagli steward presenti. Finalmente PJ rientra e dona al suo pubblico quasi un altro mezzo show, per cui i pezzi di bis da quattro previsti diventano sei. Polly si fa coccolare dal suo pubblico, che ride, scherza e ingaggia una gara a chi urla di più per fargli suonare il pezzo preferito. Il più acclamato è senza dubbio Ride of Me, chiamato prepotentemente da un scatenato fan di platea, il cui inizio fa letteralmente delirare di gioia tutto l’Auditorium. Polly quindi conclude il suo live promettendo di tornare il più presto possibile a suonare a Roma e abbraccia tutti i suoi sostenitori con uno sguardo affettuoso. Possiamo dire di aver visto veramente un bel concerto, di aver ascoltato una voce grandissima, che dal primo posto di platea fino all’ultimo di galleria è risuonata in tutta la sua dinamica; di aver assistito, infine, a caste scaramucce amorose tra una meravigliosa artista e il suo pubblico.
Recensione by Attilio & Magister
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SCALETTA SUONATA: To bring you my love/Send his love to me/When under ether/The devil/White chalk/Men-size/Angelene/My beautiful Leah/Nina in ecstasy/Electric lights/Shame/Snake/Big Exit/Down by the water/Grow grow grow/The mountain/Silence
BIS : The garden/Rid of me/Water/C’mon Billy/The piano/The desperate kingdom of love
SCALETTA SCHEDULATA
[…] sono donne che graffiano (PJ Harvey o Tori Amos) e donne che accarezzano (Natalie Merchant). Louise “Lou” Rhodes da Manchester fa […]
[…] di avere ancora molto da dire (vedi Radiohead, Pearl Jam, Tool, At The Drive In-Mars Volta, Pj Harvey, Sonic Youth e Queens of the stone age, intesi come prosecuzione dei Kyuss), in altri di avere solo […]
[…] una delle poche nuove proposte d’oltremanica degne di nota. Certo non si tratta della nuova PJ Harvey, come qualcuno si è un po’ impunemente azzardato ad affermare, spinto sicuramente più da […]