Giu 102012
 

Molto forte incredibilmente vicino, di Stephen Daldry, con Thomas Horn, Tom Hanks, Sandra Bullock, Max von Sydow, Jeffrey Wright, Viola Davis, John Goodman. USA 2012, durata 129 minuti.

★★★☆☆

8 minuti. Se il sole non ci fosse più, ci vorrebbero 8 minuti prima che il suo calore e la sua luce si spegnessero del tutto. Per 8 minuti continueremmo a sentire che c’è. E’ passato un anno dalla morte di Thomas Schell uno delle 2819 vittime del “giorno più brutto”, l’11 settembre. Thomas Schell era un padre ed Oskar è suo figlio, la voce narrante di questo film, un undicenne che vuole continuare a sentire il calore del suo sole e rendere quegli 8 minuti infiniti. Probabilmente chi ha letto il libro omonimo di Jonathan Safran Foer avrà da obiettare che nel romanzo c’è molto altro che non viene raccontato o forse accennato troppo brevemente. E’ sicuramente così ma alcuni film possono essere altro dal romanzo, prenderne una parte, farla propria e raccontarcela come una storia nuova. Lo stesso Oskar opera questa scelta quando trova, nel guardaroba del padre, una chiave nascosta in un vaso blu che rompe accidentalmente. Con la chiave ed il nome Black scritto sulla busta che la conteneva, Oskar inizia, o forse continua, la ricerca di un messaggio lasciato dal padre per dilatare quegli otto minuti. Racconterà la sua storia ai tanti Black che incontrerà nei vari quartieri di New York, ascolterà le loro storie ed il suo non conclamato autismo di Asperger comincerà a considerare le persone non più classificabili in numeri ma in parole. Si accompagnerà nel suo peregrinare, per un breve periodo, all’inquilino che ospita sua nonna, un Max Von Sydow misurato ed evocativo che rende la sua mancanza di voce, da copione , come uno strumento efficace e motivo di equilibrio per i vortici di parole che Oskar getta fuori nei suoi sfoghi facendo comunque fatica a trovare quelle giuste per esprimere il suo senso di colpa nascosto. Ci ricordiamo tutti le voci degli ultimi messaggi di chi era intrappolato tra il fumo, il fuoco ed il calore ed aveva capito che non ci sarebbe stata una via di uscita, messaggi lasciati su segreterie di telefonini irraggiungibili per il sovraccarico delle linee, o di case deserte. Thomas Schell nel “giorno più brutto” è una voce che lascia sei messaggi ad una segreteria che scandirà con precisione l’ora ed i minuti delle sue parole. L’ultimo poco prima delle 10,28, quando crolla la Torre Nord che inghiottirà oltre ai corpi mai restituiti anche il senso di appartenenza a questo mondo.
Il regista Stephen Daldry conferma il suo stile raffinato (The Hours) e la capacità di dirigere ragazzi dotati che lottano per trovare il loro posto nella vita, come in Billy Elliot. Non c’era invece bisogno di insistere nell’uso della bella colonna sonora di Alexandre Desplat che dà un’eccessiva drammaticità a certe scene che sarebbero state più misurate ed efficaci senza. Il solo riferimento all’argomento trattato ci rende tutti più sensibili e partecipi. Thomas Horn che appare per la prima volta sullo schermo, trasmette ad Oskar il suo essere piccolo genio nella sua vita reale con molta immediatezza rendendo credibili le stranezze del personaggio.

Recensione di Ingrid

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