Gen 022008
 

Palazzo delle Esposizioni, Roma fino al 6 Gennaio 2008 – Prezzo Euro 12.50

Un’occasione imperdibile per assistere all’esposizione delle maggiori opere di questo grande artista ebreo-americano del Novecento, di scuola espressionista-astratta, è stata fornita dai prestiti di musei lontani come la Tate Modern di Londra, il Whitney Museum di New York, il Geggeneheim di Bilbao, la galleria Nazionale di Canberra, il Museo Tamajo di Città del Messico, ed il Tel Aviv Museum of Art.

Il percorso espositivo inizia mostrando i quadri raffiguranti scene urbane fine anni 30, come Untitled, Figures in a Plaza (1937) o l’uscita dalla metropolitana (Untitled, Subway entrance, 1939); la caratteristica di queste opere è la raffigurazione delle presenze umane, che risultano quasi sospese, fuori dalla spazialità; tutto ciò conferisce alle immagini un forte senso di isolamento e di angoscia esistenziale.

Si prosegue poi con la magnifica esposizione dei “Paesaggi primordiali ed arcaici” del periodo 1940-1947, dove l’artista raffigura figure mitologiche greche con grande nitore, impregnato di elementi surrealisti; in questo periodo egli sembra rilevare nel mito greco la tragicità della seconda guerra mondiale in atto, in particolare nella rappresentazione di tragedie come l’Antigone o Dionisus Zagreus divorato dai titani, nonché Intimations of Chaos, che risulta caratterizzato, per la prima volta, da figure biomorfe.
Si delinea, altresì, con queste opere, la tendenza dell’artista ad esprimere la sua creatività nel grande formato, e nella geometricità delle forme.
Ciò risulta particolarmente evidente nella stupefacente rappresentazione del mito di Lilith.

Nei lavori del periodo 1947 – 1949, contenuti in una successiva sala, Rothko perfeziona la sua poetica surrealista, nella rappresentazione delle opere chiamate “Multiforms”, dove le figure biomorfe vengono ulteriormente sviluppate; si tratta di figure di olio su tela, in cui l’artista sembra invitare il visitatore a viaggiare all’interno dei quadri.

Nelle successive opere degli anni 1949 – 1952, l’artista perfeziona questi concetti e rappresenta oli su tela (anch’essi chiamati Multiforms) dalle figure geometricamente ordinate, in orizzontale ed in verticale, e comincia ad utilizzare i numeri per qualificare le sue opere, sviluppando la concezione espressionista astratta con la quale è conosciuto.

In una successiva sala sono esposte le opere che furono presentate, nel 1958, alla Biennale di Venezia, dove Rothko, amante del Quattrocento, ha modo di evidenziare la dimensione rinascimentale e contemplativa delle sue opere; in esse egli comincia a utilizzare sempre di più le tonalità del rosso e del marrone.

Questi aspetti pittorici tendenzialmente monocromatici sono rappresentati in maniera sempre più evidente nella sala ove sono esposte le opere degli anni 50, ove le geometrie degli oli su tela risultano sempre più simmetriche.

La radicalità di questa impostazione pittorica risalta ancora di più, e più definitivamente, nella sala ove sono esposte le opere del periodo 1964 – 1969, ove sapientemente e drammaticamente, l’artista rappresenta la sua concezione del vuoto e del dolore, sino al punto da rappresentare opere di colore interamente marrone o nero.
Lui stesso rinnega l’astrattismo, affermando che esso è lontano dal dolore del mondo, mentre l’arte deve necessariamente rappresentarlo, e pertanto, la sua armonia non può che diventare esplosione.

Pone fine drammaticamente alla sua vita nel 1970; questa magnifica mostra, che rappresenta certamente uno degli eventi culturali più importanti per Roma, non può essere contemplata senza provare una profonda emozione.

Recensione by DARK RIDER

  One Response to “Mark Rothko”

  1. […] e come si collega con l'espiazione? Non e' un processo meccanico, non e' nemmeno lo smettereMark Rothko SlowcultNelle successive opere degli anni 1949 1952, l'artista perfeziona questi concetti e rappresenta oli […]

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