Roma, Teatro Lo Spazio, 3-8 maggio 2011
Ero dispiaciuta di non aver letto il romanzo “Acqua storta”, pubblicato da Meridiano Zero nel 2008, prima di vederne la riduzione teatrale. Con il mio rigore calvinista, di solito non mi concedo deroghe su questo punto: quando un film o una pièce sono tratte da un libro, lo leggo prima; ma stavolta non c’era tempo. Qui però avrei fatto malissimo, perché se avessi già conosciuto la storia non avrei potuto apprezzare altrettanto bene la riuscita di questo adattamento, la bellezza di un lavoro che ha la sua potenza anche in questo accennare, far capire, attraverso istantanee narrative e musicali potenti, una storia dolorosa e vera, umanissima, e quindi tragica. Avrei perso qualcosa quindi: le letture profonde e sentite dell’autore del romanzo, Luigi Romolo Carrino, adattate per la scena con la musicista Federica Principi, sono stati momenti forti dove il romanziere ha esibito una stoffa recitativa notevole, nonostante fosse il suo esordio come attore. “Non farò mai più niente di simile” ci ha detto sorridendo dopo lo spettacolo, ma chissà perché non ci ha convinti fino in fondo.
Il ruolo più importante sul palco spetta comunque alla cantante-attrice Emanuela Borozan, che ha interpretato con grande sentimento le splendide musiche di Federica Principi, con lei sul palco al pianoforte insieme al polistrumentista Roberto Mazzoli. Un trio di alto livello, con brani che riuscivano a coinvolgere dal primo ascolto, e con in più tre omaggi alla canzone napoletana più celebre di Bovio, Modugno e Daniele. L’interpretazione di Emanuela Borozan è stata decisamente felice perché è riuscita a calibrare l’emotività sui vari spunti narrativi sia della prosa che della musica, con vette di intensità su alcuni passaggi più struggenti dove la sua voce si è tinta di un graffio quasi rauco. La storia del resto, è molto forte di per sé: al figlio di un camorrista il padre ordina di sposare una donna per distendere i rapporti con un boss rivale, e lui si non può sottrarsi al volere paterno. Ma questo ragazzo, Giovanni, è in realtà gay e pur accettando di sposarsi è innamorato di un uomo, Salvatore. Questo amore è sottolineato con struggente bellezza nel video iniziale della pièce, girato dal regista Fabiomassimo Lozzi, dove immagini romantiche di questo sentimento si alternano a quelle più dure del mondo camorristico. La tragedia è quindi nell’amore non corrisposto di questa donna, Mariasole, che soffre la mancanza, l’impossibilità del suo sentimento, espressa dalla voce potente di Emanuela Borozan.
Recensione di Monica Mazzitelli
[…] Una recensione del bellissimo spettacolo di Luigi Romolo Carrino, per slowcult. […]