LA DONNA CHE CANTA, regia di Denis Villeneuve. Con Baya Belal, Melissa Desormeaux-Pouin, Allen Altman, Abdelghafour Elaaziz. Durata 132 min. Canada 2010
Un film sul dolore, sulla guerra, sulla violenza privata e pubblica, un film terribile. Eppure un film bellissimo sui sentimenti e sul coraggio di affrontare realtà spaventose con amore e senso di giustizia, sulla forza delle donne.
E’ una storia intricata quella raccontata da “La donna che canta”: tutto parte dalla morte oggi in Canada di una donna di origini mediorientali che lascia scritto nel proprio testamento ai suoi due figli gemelli delle scioccanti rilevazioni. Verità molto pesanti, storie da capire e persone lontanissime, nel tempo e nello spazio, da ritrovare. Seguendo questa figlia che sente di dover scoprire il misterioso passato della madre ci troviamo nel mezzo della guerra civile in Libano degli anni tra il 1975 e il ‘90.
E così la vita tranquilla di una giovane donna occidentale, che potrebbe essere molto simile alla nostra, viene stravolta dal conoscere la realtà inimmaginabile che era toccata trent’anni prima a sua madre che per una serie di vicende fatte di odio, mentalità retrograda e fondamentalismi si era ritrovata a cercare un precedente figlio che aveva dovuto abbandonare appena nato, in mezzo al fuoco incrociato di cristiani maroniti, palestinesi, ebrei, falangisti, profughi e molti altri gruppi di guerrafondai crudeli e sanguinari. La ricerca incessante di quel bambino aveva portato la madre a sperimentare sulla propria pelle la guerra, la distruzione, la discriminazione per motivi religiosi, la crudeltà verso donne e bambini, le rappresaglie incrociate verso civili inermi. E l’amore per quel bambino allora aveva fatto di una madre una guerrigliera che intende riscattarsi delle ingiustizie subite diventando, però, ancora di più vittima della guerra e della legge del più forte. E allora quella stessa madre era diventata la “Donna che canta” famosa tra i guerriglieri perché, benché prigioniera, non si era mai lasciata piegare dalla violenza, né dalla solitudine, né dai dolori che l’avevano segnata in quindici anni di carcere nel sud del Paese.
Alla fine della storia, fatta di tanti flash-back tra le vite di oggi, il passato dei protagonisti e le vicende storiche che hanno segnato il Libano negli anni di una terribile guerra civile, il cerchio si chiude e la realtà si rivela molto più agghiacciante di qualsiasi drammatica ipotesi immaginata. E così la storia della madre, che i figli alla fine ricompongono, diventa tragicamente anche la loro storia, ne rimangono inghiottiti, sgomenti da terribili verità che cambieranno il corso delle loro vite, ma di cui noi non vi riveleremo i dettagli perché la trama merita di essere scoperta tassello dopo tassello, insieme ai due figli di Nawal Mawal che vanno fino in Libano per capire chi sono e qual è la loro origine.
Pur non indugiando su immagini violente per semplice spettacolarizzazione, questo film, molto duro ma anche molto coinvolgente, dal ritmo incalzante e quasi frenetico, ci racconta da vicino e senza sconti le sofferenze procurate agli esseri umani dalla guerra, in particolare alle donne: la perdita di chi si ama, la violenza, la paura, l’ingiustizia, la disperazione, il rifiuto delle altre persone, la perdita di punti di riferimento: forse non una storia vera ma drammaticamente possibile in un clima così stravolto da tante violenze.
Certo è difficile fare poesia con questi temi ma il regista a modo suo ci riesce e il suono che ne esce è un canto triste e malinconico, appassionante e inconfessabile; è una voce di donna, della “Donna che canta” e a noi ha colpito profondamente e forse ci scuote a diventare anche noi, se non donne che cantano, almeno donne che pensano, si ribellano e dicono no quando sentono che qualche ingiustizia incombe su di loro, o su altre donne.
Recensione di Susanna
[…] La donna che canta, di Denis Villeneuve Verità molto pesanti, storie da capire e persone lontanissime, nel tempo e nello spazio, da ritrovare. Seguendo questa figlia che sente di dover scoprire il misterioso passato della madre ci troviamo nel mezzo della guerra civile in Libano degli anni tra il 1975 e il ‘90. Leggi tutto l’articolo La Versione di Barney, regia di Richard J. Lewis. Produttore televisivo di orribili programmi di successo, arrivato oltre i sessant’anni, Barney fa un bilancio della propria incredibile vita, costellata di eccessi, emozioni ed avvenimenti imprevisti, traendo lo spunto dalla pubblicazione di un libro che lo accusa della morte del suo miglior amico… Leggi tutto l’articolo […]