Ott 072008
 

Roma, Circolo degli Artisti, 30.9.2008

Formazione: Marcus Acher: chitarra, voce; Michael Acher: basso; Mecki Messerschmidt: percussioni; Martin Gretschmann:programmazione.

I Notwist, capiscuola della ‘indietronica’ tedesca ci hanno offerto, al Circolo degli Artisti, un emozionante concerto, certamente uno dei più sorprendenti dell’anno in corso. Sono stati preceduti dai cupi Saroos, costituiti dai tedeschi Florian Zimmer e Christoph Brandner, che avevano collaborato a Monaco al progetto Lali Puna, progetto parallelo di Markus Acher, leader e frontman dei protagonisti della serata. Essi hanno offerto una lugubre elettronica ambientale, che con qualche suggestione evoca i grandi musicisti tedeschi degli anni settanta, sulla scia di Karl Heinz Stockausen, e cioè Klaus Schultze e i primi Tangerine Dream, ma anche la scena californiana dei primi anni ottanta, quando iniziò la distorta sperimentazione elettronica di Minimal Man, poi divenuti Factrix.
Il gruppo spalla ha mostrato di possedere un tessuto sonoro compatto e molto ben strutturato, ma la sensazione di già ascoltato era molto forte.

I Notwist si sono librati negli spazi mentali di una rinnovata psichedelia, che tiene conto, soprattutto nella dolcezza del canto, del magnifico suono anni sessanta, senza dimenticare la splendida lezione dell’elettronica tedesca anni settanta ed ottanta, che vide all’opera in particolare gli Ash Ra Temple di Manuel Gottsching, al cui magnifico Schwingungen essi sembrano, per certi versi, ispirarsi.

Molto attesi a più di cinque anni dall’ uscita del precedente ‘Neon Golden’ e seguiti da un folto ed appassionato pubblico che ha stipato il Circolo, cantando spesso i loro brani come veri e propri inni, non hanno certamente deluso le aspettative. Abbandonato l’aspro suono quasi hardecore metal degli inizi, di cui è testimone l’ottimo lavoro Nook, si presentano in versione live con una vera e propria band privilegiando sonorità più calde e coinvolgenti.

Concerto straordinario, una miscela di Funk, Blues, Hip Hop, Psichedelia, e Dance Elettronica che hanno contribuito a far pogare un po’ il pubblico.

I brani presentati fanno parte in maggioranza dell’ultimo loro CD, ‘The Devil, you and me’, ove le atmosfere sognanti e cariche di suggestione si consolidano, diventando ormai la cifra artistica del gruppo.

Così ‘Good lies’, dall’andamento pop, ove voce e strumentazione sono ben bilanciate, è un invito ad accettare la realtà, imitandola, sinchè non possiamo trovarne una migliore, mentre ‘Gloomy Planets’ , dove il suono di una chitarra acustica è molto forte, e il suono elettronico avvolgente, quasi minimale, risulta molto più oscura.

E’ la volta, poi, di ‘The Devil, you and me’, dolce e malinconica, della splendida ‘On Planet off’, drammaticamente tesa, dotata di un suono elettronico soffuso ma potentemente visionario ed inquietante, che manda letteralmente in estasi il pubblico, e di ‘Boneless’, tributo alla New Wave elettronica inglese anni ottanta, in particolare al grande John Foxx, leader dei primi Ultravox e precursore di tanta musica sperimentale moderna. Dopo numerosi bis, richiesti a gran voce, ove il gruppo rivisita molto efficacemente i lavori meno recenti, il concerto finisce, lasciandoci la consapevolezza di aver assistito ad uno di quegli eventi sotterranei e magnifici, la partecipazione ai quali costituisce il privilegio di pochi.

Questa splendida seminale band tedesca rinverdisce la grande tradizione della musica elettronica presente in quel paese, attraverso la evocazione di atmosfere magiche, sospese nel sogno, come con altri stili e altre tematiche, di natura spirituale e religiosa, sapevano fare i grandi Popol Vuh; c’è, inoltre, il fantastico richiamo alla psichedelia della west-coast anni sessanta, già ripresa magnificamente negli anni settanta dai Can, altro grande gruppo anticipatore delle moderne sonorità. Ricorderemo questa splendida serata.

Recensione by Dark Rider

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