Giu 052011
 

Sangue del suo sangue, di Gaja Cenciarelli, Edizioni Nottetempo, 2011, pp. 345, € 16.50

★★★★☆

Quando qualcuno non ti insegna ad amare il tuo corpo perché non lo cura, non lo accudisce, lo tratterai male. Ma se qualcuno il tuo corpo lo abusa, quello che fai è cercare di eliminarlo, fare finta che non esista. Che non abbia bisogni, che non possa provare piacere, che non viva. A volte è impossibile risvegliarlo, anche se grida. Puoi farlo se dentro di te è rimasta una scintilla di desiderio e illusione, illusione che potrà essere ancora amato. Se c’è una scintilla di vita che rifiuta di abbattersi. “Sangue del suo sangue” è la storia di Margherita Scarabosio, una donna che riesce a conservare una fiammella in sé, una luce molto piccola che la guida nel suo ribellarsi, che con grande lentezza la sostiene e le fa ritrovare il suo corpo, da sola. Senza l’amore di un uomo, ma attraverso l’amore che è riuscita a conservare per se stessa. Mentre intanto il suo fratello carnefice la cerca per abusarla ancora, l’uomo che l’ha ingannata la riempie di odio, e tutti gli altri di indifferenza, cercando di usarla, ancora. In primo luogo come testimonial per una campagna pubblicitaria di Bruno Chialastri, un imprenditore-padrone candidato della destra (“una specie di Berlusconi in miniatura”) che la utilizza come immagine per la sua promozione elettorale: Margherita è la figlia di un generale ammazzato in un agguato delle BR. E tutta la campagna si fonda sull’anticomunismo. Margherita sembra piegarsi al volere di tutti, resiliente e persino stolida, mentre dentro di sé conquista il suo corpo, il centro della sua vita e di se stessa, millimetro dopo millimetro.
Gaja Cenciarelli ha un talento espressivo per la crudeltà che ha pochi pari nel panorama della letteratura italiana attuale; la sa declinare in tutti i suoi aspetti: vista dal carnefice, quelli della cattiveria efferata pura e semplice, e quella dalla vittima. E quasi sempre la crudeltà è un atto di odio perpetrato sulla donna e sul suo corpo, un tentativo di annientamento della sua essenza, della sua bellezza. Un calpestio per non dover più ascoltare, sentirsi in colpa, sentirsi deboli, e impotenti.
E la scrittura di Gaja Cenciarelli non teme le parole, le scabrosità, la volgarità; usa tutto ciò che può e conosce per suscitare emozione, senza compiacersene però: asciutta, necessaria, a sottolineare la storia come la colonna sonora di un film. E ce n’è tantissimo di cinema: c’è Sergio Leone di “C’era una volta in America”, con la sua potenza che spinge da sotto come un basso, spinge il ventre di Margherita nella sua liberazione.

Margherita alla ricerca del suo corpo. “Credo che non sospetti neanche di essere nata” dice uno dei personaggi a proposito di Margherita, che per contrasto percepisce totalmente la fisicità degli altri, i loro odori, il modo in cui occupano lo spazio. Poi finalmente inizia a sentire qualcosa, quando sente di voler “svegliare i muscoli”, finendo poi per guardarsi allo specchio e trovarsi bella. Quanto era importante per te che lo scoprisse da sola invece che attraverso l’amore di qualcun altro?

Era fondamentale. Lo è per tutti, in verità. Nel caso di Margherita è stato molto difficile, ma lei ha sempre saputo [Temuto? Desiderato?] di essere sola. Doveva soltanto trovare la strada giusta per [ri]conoscersi e amarsi.

Gli uomini sono rappresentati come inferiori alle donne, fragili nella loro violenza, vanità, sete di potere, superficialità. Alla fine però mi resta la sensazione che nessuno di solo sia realmente potente. E’ così?

Non direi che, in questa storia, gli uomini vengano rappresentati come inferiori alle donne. Qui i personaggi sono tutti negativi, basano la loro esistenza sulla smania di potere – come hai ben notato tu – e, per conquistarlo, usano i mezzi che conoscono e di cui dispongono. Alcuni si servono della violenza agita, altri dei soprusi morali. Donne come Loredana Scibilia, l’ufficio stampa di Bruno Chialastri, il candidato del centrodestra, o come Giovanna Chialastri, sua figlia, non sono migliori di lui. Per non parlare della madre di Margherita. Aggiungo che, da idealista quale sono, non credo nell’onnipotenza del potere, se mi passi il gioco di parole, e dunque non ritengo davvero potenti figure come quella di de Martiis – il Grande Vecchio, il burattinaio che sostiene Chialastri – o dello stesso Chialastri.

Le scene di sesso sono ferine, brutali, senza tenerezza. Non può esserci amore in questa storia?

Questa non è una storia d’amore tra due persone, è la storia d’amore di Margherita verso se stessa – l’unica possibile, in «Sangue del suo sangue».

C’è questa Italia che non sa ancora fare i conti con il terrorismo degli anni ’70, ci riusciremo mai, o rimarrà per sempre un’epoca di rimozione?

Secondo me i conti li abbiamo [o li hanno?] già fatti e non sono tornati. Chissà perché. Quindi siamo passati alla fase successiva: la strumentalizzazione. Vedi il “Via le BR dalle procure” di [pur]troppo recente memoria.

Massimiliano, il fratello della protagonista, sembra sprofondare nella psicosi dopo che in casa gli impediscono di leggere libri: è come se gli avessero proibito di sognare? Si impazzisce se non si ha a disposizione un mondo in cui rifugiarsi?

Più che altro, a Massimiliano viene negato lo spirito, come a Margherita viene negato il corpo. Da quel momento in poi, lui vivrà in funzione di Margherita. Esercitare il suo potere violento su di lei lo farà sentire “giusto”. Ma Massimiliano, in realtà, non sta vivendo. È solo la proiezione della volontà del padre.

Una scena in cui Massimiliano massacra un omosessuale con cui sta avendo una relazione: sono tante le aggressioni impunite, e l’iter legislativo per cambiare la situazione è in difficoltà: è qualcosa che hai voluto sottolineare consapevolmente?

In effetti no. Quella scena voleva sottolineare il dolore, la lacerazione di Massimiliano al cospetto di un amore inconfessato e inconfessabile. Roberto, l’uomo di cui è innamorato, non lo denuncerà mai, perché gli vuole bene sinceramente e ne ha pietà. È in questa fessura d’amore vero e pulito che si annida il perdono di Roberto. Ma per Massimiliano non esiste misericordia. Quando Margherita fuggirà a Roma, a lui – che già era stato negato lo spirito – sarà negato anche il corpo. Massimiliano senza Margherita non esiste, Margherita senza Massimiliano inizia a vivere.

Recensione ed intervista di Monica Mazzitelli

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