Bel Amì, di Declan Donnellan, Nick Ormerod. Con Robert Pattinson, Uma Thurman, Kristin Scott Thomas, Christina Ricci, Colm Meaney. Durata 102 min. Gran Bretagna, Francia, Italia 2012
Che peccato, un film così. Inutile, insignificante, che vorrebbe avere la complessità de “Le relazioni pericolose” (non citiamo neanche “Valmont”, la sua migliore versione) ma non arriva neanche a esserne la caricatura, con attori che pur bravi, da soli, sembrano qui recitare senza una vera regia, abbandonati a un copione da cui cercano di estrarre qualcosa che somigli a un personaggio.
La trama, ricavata dall’omonimo romanzo di Guy de Maupassant, vuole Georges Duroy (Robert Pattinson), uno squattrinato ex soldato, intrufolarsi nell’alta società parigina grazie a un conoscente giornalista che lo accoglie nel suo entourage. Grazie alla sua avvenenza, Duroy ne sedurrà a turno tre esponenti importanti: Clotilde De Marelle (Christina Ricci), Madeleine Forestier (Uma Thurman), e Virginie Walters (Kristin Scott Thomas).
Il goffo tentativo di ridurre a un film di 102 minuti la complessa trama del romanzo di Maupassant non fa che rendere le motivazioni sentimentali di tutti i protagonisti a dir poco incoerenti e contorte, facendone un film sentimentale ma senza sentimenti, con una sceneggiatura che non riesce a stare in piedi, non tanto nei dialoghi, che comunque sono molto stereotipati, quando negli avvenimenti che non hanno respiro e sembrano svolgersi in modo illogico e arbitrario. L’assenza di spessore del protagonista maschile, che attendiamo a una nuova prova con una migliore regia, rende il suo personaggio ridicolo e schizofrenico, anaffettivo senza tratti di interessante crudeltà, stolido, noioso. E mentre Uma Thurman – mai vista così bella sullo schermo – riesce miracolosamente in un paio di scene a infondere un po’ di sangue e realtà al suo personaggio, le pur solitamente brave Christina Ricci e Kristin Scott Thomas sembrano dei manichini, con qualche momento persino imbarazzante.
L’inesistenza di una vera regia in questo film comunque non si vede solo dalla recitazione ma anche dal contenuto filmico: davvero nulla di interessante ci permette di vivere qualche momento di piacere visivo. La macchina da presa è sempre piazzata nel posto più ovvio, con i movimenti più triti, gli stacchi più scontati, senza un tentativo di andare oltre a un telefilm di serie B, con una musica talmente banale da sembrare già sentita. Fa tristezza, considerato che si tratta di una produzione evidentemente costosa, dalle ambientazioni ai costumi.
Recensione di Monica Mazzitelli
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