Roma, Alpheus, 23 aprile 2008 Quale resoconto ci si può aspettare da una che all’inizio degli anni ’90 aveva 15 anni? Una che con certe sonoritá provenienti d’oltreoceano ci è cresciuta? Beh è chiaro che per me qualsiasi cosa avessero fatto Greg Dulli (Afghan Whigs, Twilight Singers etc etc) e Mark Lanegan (Screaming Trees etc etc) sarebbe stata bella e coinvolgente. E infatti.
Concerto aperto da Ed Harcourt, che io praticamente ignoro (con sufficienza…lo ammetto, impegnata a studiare la posizione ideale per godermi l’evento con fotocamera in mano), ma non abbastanza da non rendermi conto che l’Alpheus è di nuovo l’ennesimo locale romano che non rende merito ai volumi di un concerto rock. Ma vabbè. Poi rimango perplessa alla preparazione dello stage per l’ingresso dei GUTTER TWINS (ovvero i due loschi figuri di cui sopra): bottigliette di acqua minerale a profusione. Mmmh, penso… che i due si siano improvvisamente redenti? O entreranno sul palco con gli alcolici direttamente in mano? Nessuna delle due cose. Ma non crediate che il concerto non sia stato una splendida esibizione di vizi… certo non ci sono bottiglie vuote di scotch, alla fine, ma cumuli di cicche spente direttamente sul legno del palco sì. Un grandissimo Greg Dulli e un paio di altri musicisti hanno portato avanti praticamente l’intera esibizione con la sigaretta tra le labbra (o in mano… quando la bocca è impegnata a cantare…).
Comunque gemelli ma neanche tanto. Lanegan come al solito un TOTEM, un monolite statuario e immobile come una roccia (a parte qualche tic nervoso); l’amore che nutro per gli Screaming Trees e per quest’uomo mi impedisce di usare la parola stoccafisso, ma qualcuno trova sia irritante questo suo rimanere aggrappato senza sosta all’asta del microfono con quell’aria da “ma che ci sto a fare qui non vedo l’ora che finisca”. Fascinoso. Dulli scatenato: balla, si muove, incita il pubblico, addirittura a un certo punto scende giù dal palco a onorare della sua vicinanza gli astanti della prima fila (infatti mi scende praticamente in testa, e comunque nessuno è talmente in delirio dall’allungare la mano per toccarlo e poi scoppiare in lacrime strappandosi i capelli, meno male). Saltella addirittura. Ora… io non so se avete visto foto recenti di Greg Dulli… non è che droghe e alcool gli abbiano permesso di mantenere una linea propriamente invidiabile… eppur saltella. Saltella anche sulla pedaliera della chitarra per cambiare gli effetti.
Ah, la musica. C’era anche quella. Dell’Alpheus ho già detto, forse un volume leggermente più basso avrebbe aiutato l’acustica, ma pazienza. Il punto di partenza è una sicurezza, dal mio punto di vista: per me Saturnalia, l’album partorito dai due dopo anni e anni di collaborazioni (soprattutto durante le vacanze di Natale: perché pensate si chiami proprio Saturnalia?), è un bel lavoro. Quasi ottimo per quanto riguarda i miei gusti, e dal vivo rende molto bene. Forse per quanto detto sopra, le redini del live sono praticamente in mano a quel furbo di Dulli, infatti il concerto è molto più Afghan Whigs che Screaming Trees: corposo, intenso, fisico, con derive soul e in parte scevro di quelle tonalità cupe e buie che sono invece evidenti su disco, nonostante l’impressione, man mano che i brani scorrono, sia quella di una discesa verso le zone più ombrose dell’animo umano. La scaletta prevede, oltre ai brani del già citato Saturnalia (i primi tre ripercorrono esattamente l’apertura dell’album), una serie di cover tra cui una splendida Live with Me dei Massive Attack e Eat a Peach della Allman Brothers Band, ma il meglio i Gutter Twins secondo me lo danno durante il bis, dove una Methamphetamine Blues e una Hit the City di Lanegan (in cui la voce di Dulli non fa rimpiangere Pj Harvey) squarciano letteralmente l’aria.
Quando le luci si accendono, con un Mark Lanegan che si dilegua in fretta e il resto della band che ringrazia per gli applausi, alla fine rimane il ronzio nelle orecchie, una giacca che puzza del fumo che Greg Dulli mi ha praticamente soffiato addosso per tutto il tempo, qualche scatto rubato in un palco con pochissima luce e il desiderio di rivedere i due all’opera di nuovo, magari in una cornice che valorizzi di più l’alchimia delle loro splendide, seppur diversissime, voci e personalità. Non mi sembra poco, nel caso tornino ci rivado.
Recensione by banshee
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Scaletta autografata del concerto